Il Cairo (Egitto), 9 ott. (LaPresse/AP) – Almeno 26 persone sono morte e oltre 200 sono rimaste ferite negli scontri scoppiati al Cairo durante una manifestazione organizzata da cristiani copti contro la distruzione di una loro chiesa ad Assuan. Si tratta delle più sanguinose violenze da quelle che portarono alla destituzione di Hosni Mubarak, a febbraio. Gli scontri sono scoppiati nella serata di ieri e si sono trascinati fino a oggi, portando allo schieramento di mille agenti di sicurezza e veicoli armati intorno all’edificio della televisione di Stato, lungo il Nilo. I disordini hanno coinvolto anche piazza Tahrir e la zona circostante, coinvolgendo migliaia di persone che hanno combattuto con pietre e bombe incendiarie. I dimostranti hanno raccontato che l’esercito li ha attaccati, oltre a sparare gas lacrimogeni per tentare di disperderli. Secondo alcuni testimoni alcuni manifestanti avrebbero rubato le armi agli agenti per sparare contro di loro.
Gli ultimi eventi fanno parte di una “sporca cospirazione” e rappresentano un altro duro colpo alla già difficile transizione del Paese verso un governo civile, ha dichiarato in un discorso televisivo il primo ministro egiziano Essam Sharaf. “Questi eventi – ha aggiunto – ci hanno fatto fare diversi passi indietro… Invece di progredire e costruire uno Stato moderno su principi democratici, torniamo indietro alla ricerca della stabilità e degli interventi occulti, interni e stranieri, che interferiscono con la sicurezza del Paese”.
I copti hanno detto che la dimostrazione è iniziata in modo pacifico, con un tentativo di inscenare un sit-in all’edificio della tv. Poi, hanno raccontato, numerosi uomini li hanno aggrediti lanciando sassi e sparando. “La protesta era pacifica. Volevamo tenere un sit-in, come sempre. Poi siamo stati attaccati e un veicolo militare è passato sopra un marciapiede, schiacciando almeno 10 persone”, ha raccontato Essam Khalili. Altri testimoni hanno confermato il suo racconto e aggiunto che poi i soldati hanno aperto il fuoco sui dimostranti.
I cristiani accusano il consiglio militare al potere in Egitto di non aver preso misure sufficienti dopo gli attacchi contro i cristiani a seguito della caduta di Mubarak. La minoranza copta rappresenta circa il 10% del Paese, in cui vivono 80 milioni di persone. Mentre l’Egitto attraversa la difficile fase della transizione del potere e il vuoto nella sicurezza, i cristiani sono particolarmente preoccupati per l’aumento delle dimostrazioni di forza da parte degli islamisti ultraconservatori.
Nelle scorse settimane, disordini sono scoppiati nel sud, dove musulmani si sono opposti alla costruzione di due chiese. Scontri erano scoppiati vicino alla città di Assuan, anche dopo che i religiosi cristiani avevano accettato la richiesta degli ultraconservatori musulmani di togliere croce e campana dall’edificio. Il governatore locale, il generale Mustafa Kamel al-Sayyed, aveva soffiato sul fuoco dicendo ai media che la chiesa era stata costruita sul terreno privato, facendo pensare che fosse illegale.
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