Pechino (Cina), 8 ott. (LaPresse/AP) – Due tibetani di 18 e 20 anni si sono dati fuoco in Cina nella prefettura Aba della provincia meridionale di Sichuan, in segno di protesta contro il governo cinese. Lo riferisce l’agenzia di stampa cinese Xinhua, precisando che i due in passato erano dei monaci. Secondo l’agenzia gli ex monaci, il 18enne Thongan e il 20enne Tenzin, sarebbero stati salvati e si troverebbero in un ospedale, ma non in pericolo di vita. Con questo episodio salgono a cinque i tibetani che si sono dati fuoco per protesta nella prefettura di Aba nelle ultime due settimane.
I gruppi di attivisti per i diritti del Tibet forniscono versioni diverse fra loro. Per ‘International campaign for Tibet’, con sede a Washington, i due tibetani sarebbero Choephel di 19 anni e Kayang di 18 e si sarebbero legati le mani insieme prima di darsi alle fiamme. ‘Free Tibet’ con sede a Londra, invece, riporta la notizia non confermata della morte di Choepel.
La prefettura di Aba, insieme al monastero di Kirti nella prefettura di Ngaba, è stata al centro delle proteste dei mesi scorsi. A marzo il monaco 21enne Rigzin Phuntsog del monastero di Kirti morì dopo essersi dato fuoco. L’episodio fu letto come un segnale di protesta contro i controlli della Cina sul buddhismo tibetano e ne seguirono scontri tra forze di sicurezza e i monaci. Le tensioni culminarono in un raid degli agenti nel monastero il 23 aprile, in cui furono uccisi due anziani tibetani che proteggevano i monaci. A giugno scorso la Cina ha respinto le pressioni dell’Onu, la cui commissione per i diritti umani aveva chiesto di fornire informazioni a proposito di oltre 300 monaci di Kirti dei quali non si hanno notizie dal raid effettuato nel monastero ad aprile. In quanto custodi della cultura buddhista del Tibet, i monaci sono molto sensibili ai rigidi controlli del governo cinese sui monasteri e quello di Kirti è sotto stretto controllo da parte delle forze di sicurezza, accusate di picchiare chi guarda e di arrestare i monaci.
Per la morte di Rigzin Phuntsog, il 29 agosto scorso un tribunale cinese ha condannato a 11 anni di carcere un altro monaco del monastero di Kirti, Drongdru, accusato di omicidio volontario per aver aiutato il confratello a suicidarsi per protesta. Secondo la Corte, Drongdru aveva nascosto il suo compagno per 11 ore dopo che quest’ultimo si era dato fuoco. Lo scorso 26 settembre, inoltre, anche il fratello di Phuntsog si è dato fuoco in segno di protesta insieme a un altro monaco. Prima di immolarsi i due giovani, di 18 e 19 anni, avevano scandito slogan per la libertà religiosa e urlato: “Lunga vita al Dalai Lama”.
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