Città del Messico (Messico), 7 ott. (LaPresse/AP) – L’Honduras ha il più alto tasso di omicidi nel mondo. È quanto rivela uno studio dell’Ufficio delle Nazioni unite sulle droghe e il crimine, secondo cui il crimine organizzato è alla base dell’aumento di violenza nella regione. Nel Paese centroamericano, nel 2010, si sono registrati 6.200 omicidi su una popolazione di 7,7 milioni di persone. Segue a ruota El Salvador, dove vivono 6,1 milioni di persone e lo scorso anno si sono verificati 4mila omicidi. Secondo lo studio, il dato corrisponde a 82,1 omicidi ogni 100mila persone in Honduras e 66 ogni 100mila in El Salvador. Al terzo posto segue la Costa d’Avorio, con un tasso di 56,9 su 100mila, quindi la Giamaica, con 52,1 su 100mila.

Il rapporto rivela inoltre che in Messico si è registrato un incremento del 65% nelle uccisioni da quando il presidente Felipe Calderon ha dato il via all’offensiva contro i cartelli della droga alla fine del 2006. Gli Stati Uniti hanno registrato, per il 2009, un tasso di 5 morti violente ogni 100mila persone, mentre per lo stesso anno l’Italia ha avuto un omicidio ogni 100mila abitanti (per un totale di 590 vittime di morte violenta).

“Noi cittadini dell’Honduras – ha dichiarato Ramon Custodio, commissario per i diritti umani del Paese – abbiamo perso il diritto di vivere senza paura”. Se i nemici negli Anni ’80 erano l’esercito, la polizia e i corpi segreti, oggi invece, continua Custodio, è il crimine organizzato. Secondo le autorità statunitensi, la repressione sui cartelli della droga in Messico e Colombia ha fatto spostare le attività delle bande criminali in America centrale, che da tempo è un corridoio per contrabbando e narcotraffico.

Il Messico ha fatto registrare per il 2010 un tasso di 18,1 vittime ogni 100mila abitanti. Secondo le Nazioni unite le violenze in questo Paese sono concentrate per lo più nei tre Stati settentrionali di Chihuahua, Baja California e Sinaloa, e nello stato turistico di Guerrero. Le morti, però, non riguardano solo i membri dei cartelli della droga, ma anche forze di sicurezza e persone innocenti che nulla hanno a che fare con i traffici.

Secondo lo studio, in generale, negli ultimi 15 anni, gli omicidi sono diminuiti in Asia, Europa e America del Nord, mentre sono cresciuti in America centrale e Caraibi, soprattutto in Giamaica. In queste ultime due regioni, dice lo studio, il bagno di sangue “può considerarsi vicino a un punto critico”. Qui, la maggior parte degli omicidi, almeno tre su quattro, è portata a termine con armi da fuoco.

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