Beirut (Libano), 23 set. (LaPresse/AP) – Si chiama Zainab al-Hosni la prima donna siriana che morta in carcere durante le rivolte contro il presidente Bashar Assad. Lo ha riferito Amnesty international, aggiungendo che il cadavere terribilmente mutilato della ragazza di 18 anni è stato trovato in un obitorio. La famiglia della giovane ne ha rinvenuto il corpo mentre cercava quello del fratello, nella città di Homs. Il cadavere era decapitato, mancavano braccia e gambe e la pelle era stata asportata. “Se venisse confermato che Zainab era sotto la custodia delle autorità quando è morta, sarebbe uno dei peggiori casi di morte in detenzione registrato finora”, ha detto Philip Luther, vice direttore di Amnesty per il Medioriente e il Nord Africa.

Secondo il gruppo, che ha base a New York, la ragazza è stata prelevata da agenti in borghese il 27 luglio, apparentemente per fare in modo che suo fratello Mohammad Deeb, un attivista, si consegnasse a sua volta. Le morti di Zainab e di suo fratello portano a 103 il numero delle persone decedute in cella da quando sei mesi fa sono iniziate le rivolte, afferma Amnesty. Nel complesso, le Nazioni unite stimano che siano state uccise circa 2.600 persone in Siria dall’inizio delle rivolte e non c’è alcun segno che una delle due parti voglia cedere. Le violenze continuano anche oggi. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sulle migliaia di dimostranti scesi in strada oggi per chiedere all’opposizione di restare unita contro Assad. Almeno due persone sono rimaste uccise, una vicina a Homs e una a Damasco. “Si stanno schierando qui dalla scorsa notte”, ha raccontato un residente di Homs, Majd Amer.

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