New York (New York, Usa), 24 set. (LaPresse/AP) – “Una nuova Libia sta venendo alla luce. Chiediamo lo scongelamento dei beni all’estero il più urgentemente possibile”. Così Mahmud Jibril, primo ministro del Consiglio nazionale di transizione libico si è rivolto all’Assemblea generale delle Nazioni unite, a New York, per chiedere al mondo sostegno e aiuto al nuovo governo libico. “Il nostro – ha detto Jibril – sarà uno Stato di democrazia, guidato da una Costituzione chiara e inequivocabile che fissa diritti e doveri, che non discrimina tra uomini e donne, una comunità o l’altra, un credo politico o un altro, l’ovest o l’est”.
Accolto dagli appalusi, Jibril si è detto triste per le migliaia di persone morte per cercare di sconfiggere Muammar Gheddafi e per coloro “il cui sangue sacro è stato versato per scrivere una nuova storia per una nuova Libia”. Nel suo primo discorso all’organismo mondiale dal rovesciamento del raìs, Jibril ha parlato dallo stesso podio da cui, due anni fa, Gheddafi fece il gesto di strappare il libretto della carta dell’Onu. Jibril ha ricordato quel momento con una “mossa teatrale patetica”. Il discorso del premier del Cnt si è concentrato anche sulla necessaria unione del popolo. “L’unità nazionale senza una terra unita, senza una riconciliazione nazionale è un sogno”, ha detto, sottolineando l’importanza di un referendum sulla bozza di Costituzione che garantirebbe i diritti di tutto il popolo. Non ha però indicato tempistiche.
Quindi la questione dei beni libici bloccati. Chiedendo al mondo di sostenere il Cnt, Jibril ha detto che lo scongelamento di alcuni asset è già stato ordinato, ma grandi somme sono ancora ferme. I beni esteri della Libia, del valore stimato di 110 miliardi di dollari, sono stati in gran parte bloccati come parte delle sanzioni dell’Onu e dei Paesi occidentali contro il vecchio regime. Il nuovo governo si lamenta da tempo che lo scongelamento sta avvenendo in maniera troppo lenta, mentre quel denaro sta diventando necessario per pagare gli stipendi e coprire le spese, ma anche per iniziare la necessaria ricostruzione post-conflitto.
Il primo ministro ha poi comunicato all’Assemblea che, benché esistano ancora sacche di resistenza, il regime è ormai storia. Ancora molte sono però le sfide. “Non pensiamo di avere la bacchetta magica, come sosteneva Muammar Gheddafi quando si guardava allo specchio e scopriva di essere un profeta onnipotente con una soluzione a ogni problema sulla terra, tranne che per i problemi della Libia”, ha concluso. Intanto però nel Paese continuano gli scontri. Oggi i ribelli hanno provato ad entrare a Sirte, una delle ultime roccaforti di Gheddafi, dove si sono scontrati con le forze lealiste.
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