New York (New York, Usa), 22 set. (LaPresse/AP) – Nel secondo giorno della 66esima Assemblea delle Nazioni unite, israeliani e palestinesi non hanno mostrato alcun segno di voler ridurre le loro distanze che da anni bloccano i negoziati di pace. Un funzionario israeliano coperto dall’anonimato ha detto che non sono in previsione colloqui per il blocco delle costruzioni di colonie ebraiche. Un consigliere del presidente Mahmoud Abbas, Azzam Ahmed, ha replicato dicendo che i palestinesi non hanno intenzione di rinunciare alle loro due condizioni principali per riaprire i negoziati, ovvero il blocco delle costruzioni di colonie in territori considerati parte del loro futuro Stato e la necessità di basare colloqui sui confini precedenti alla guerra del 1967.
“Non ci sarà nessun negoziato fino a quando Israele non congelerà la costruzione degli insediamenti e accetterà i confini del 1967”, ha spiegato Ahmed. Come segno della frustrazione che ha portato alla campagna verso l’Onu, Ahmed ha aggiunto che i palestinesi sono pronti a considerare lo smantellamento dell’Anp. Si tratta di una mossa poco probabile che renderebbe Israele responsabile del welfare e del mantenimento dell’ordine per 2,5 milioni di palestinesi. Ma questi ultimi non hanno alcune intenzione di cedere terreno. “Abbiamo fatto un sacco di concessioni per anni, ora è tempo che Israele faccia le sue”, ha detto Nabeel Shaath, altro consigliere del presidente dell’Anp, escludendo la possibilità di un incontro a New York tra Abbas e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
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