Birmingham (Alabama, Usa), 21 set. (LaPresse/AP) – I pezzi di catrame trovati sulle coste del golfo del Messico, portati dalla tempesta tropicale Lee, hanno dimostrato che il petrolio fuoriuscito dopo l’incidente alla piattaforma della Bp Deepwater Horizon non si sta decomponendo alla velocità auspicata dagli scienziati. È quanto sostengono i ricercatori dell’università di Auburn, in Alabama, che hanno esaminato i campioni rinvenuti sulle spiagge. Le ultime palline ritrovate sulle coste sembravano essersi formate di recente, avevano un odore forte e a livello chimico erano diverse rispetto al petrolio che si era depositato a causa della marea nera. Lo studio ha concluso invece che ci sono ancora depositi di petrolio sommersi, che possono porre un rischio a lungo termine all’ecosistema costiero. La Bp non ha commentato, ma ha ricordato che le sue squadre di pulizia hanno aumentato i turni dopo il ritrovamento di vaste macchie di catrame sulle spiagge bianche di Orange beach.

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