Tripoli (Libia), 31 ago. (LaPresse/AP) – “Nessuna nazione degna d’onore accetterebbe un ultimatum di bande armate”. Moussa Ibrahim, portavoce del leader libico Muammar Gheddafi, ha telefonato nella notte alla redazione di Associated Press a New York e ha risposto così all’ultimatum dei ribelli che chiede la resa del regime entro sabato. Ibrahim ha ribadito che il colonnello vuole ancora negoziare con l’opposizione ed è disposto a inviare il figlio al-Saadi per trattare e formare un governo di transizione. Il portavoce aveva già telefonato domenica ad Associated Press e aveva aperto alla possibilità di colloqui col Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt). Ieri Mustafa Abdel Jalil, a capo del Cnt, ha dichiarato invece che se Gheddafi non si arrenderà entro sabato e consegnerà Sirte, gli insorti “agiranno militarmente in maniera decisa”.

Ibrahim al momento della chiamata ha detto di essere “da qualche parte a sud di Tripoli”. “Certo che è in Libia” e non ha intenzione di lasciare il Paese, ha risposto invece in merito alla posizione di Gheddafi. La Nato, ha continuato il portavoce, ritiene che il raìs sia a Sirte “perché lì si trova gran parte della sua famiglia e della sua tribù”. “Forse – ha aggiunto – sono stati alcuni dei leader dei ribelli a consigliare di attaccare la città con tanta forza e vigore nella speranza che il leader sia là a pregare con il suo popolo”. Ma non ha fornito altre informazioni in merito.

In chiusura ha quindi denunciato un attacco missilistico contro Sirte in cui sarebbero morte mille persone e decine sarebbero i feriti. Martedì pomeriggio sono stati sparati 12 missili, ha spiegato, probabilmente dagli aerei che si vedevano volare sopra la città. Ibrahim ha detto di aver ricevuto le informazione grazie a una telefonata satellitare con medici e personale di sicurezza di Sirte. L’attacco a cui fa riferimento non è stato ancora confermato.

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