Mogadiscio (Somalia), 31 lug. (LaPresse/AP) – Alle difficoltà della carestia per decine di migliaia di rifugiati somali si sono aggiunte le piogge torrenziali che nella notte si sono abbattute sulle loro case improvvisate a Mogadiscio. Le precipitazioni erano attese per placare la siccità che causa la carestia, ma quelle della notte sono state così violente da far crollare i rifugi improvvisati fatti di bastoni e vecchi abiti. I rifugiati dicono che le azioni di sostegno non sono sufficienti. Lul Hussein, madre di cinque figli, ha raccontato che la sua famiglia ha dormito all’addiaccio dopo che la capanna che avevano costruito è crollata: “Siamo sfiniti e non abbiamo abbastanza aiuto. Chi ci aiuta? Nessuno. Quindi siamo ancora tra la morte e una vita pessima”. Le agenzie di aiuto umanitario hanno accesso limitato in Somalia, nelle zone in cui i militanti islamici stanno combattendo contro il governo sostenuto dalle Nazioni Unite. Tra questi il gruppo al-Shabab, che ha vietato alle organizzazioni di agire nei territori sotto il suo controllo, lasciando senza aiuti 2,2 milioni di persone. L’Onu ha fatto sapere che decine di migliaia di persone sono morte in Somalia nelle zone controllate dagli insorti, perché gli aiuti non possono essere consegnati. La siccità e la carestia hanno colpito oltre 11,8 milioni di persone nel Corno d’Africa, creando un triangolo della fame nella zona in cui i confini di Etiopia, Kenya e Somalia si incontrano.
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