Amman (Giordania), 2 lug. (LaPresse/AP) – Il re della Giordania Abdullah II ha approvato oggi un rimpasto del governo, diventato quasi obbligatorio dopo mesi di scandali e proteste nel Paese. Da sei mesi infatti la gente scende in strada per chiedere cambiamenti politici, la diminuzione dei prezzi del cibo e la riduzione del tasso d’inflazione. Il funzionario più importante ad andarsene è il ministro dell’Interno Saad Hayel Srour, criticato per la dura repressione delle proteste e per aver permesso al magnate Khaled Shaheen, che stava scontando una pena di tre anni di carcere per corruzione e mazzette, di lasciare il Paese. Al suo posto arriverà Mazen Saket, politico moderato che può essere meglio accettato dall’opinione pubblica. Il rimpasto segue le recenti dimissioni di tre membri del gabinetto, due dei quali hanno lasciato proprio in seguito alla critiche per l’improvvisa fuga di Shaheen. Il terzo per divergenze col primo ministro Marouf al-Bakhit su disegni di legge che a suo dire limiterebbero le libertà dei media. Da una dichiarazione diffusa dal palazzo reale si apprende che il rimpasto porterà in carica nove nuovi ministri e il numero complessivo arriverà a 29. Abdullah Abu Ruman, editorialista a capo di un ufficio del governo che censura i media, è stato nominato ministro dell’Informazione, una mossa che segnala l’intenzione del governo di continuare a controllare la stampa.

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