Roma, 26 mar. (LaPresse) – Ci sono segnali che indicano che “la ripresa, fino ad ora debole e irregolare, acquisti forza e stabilità”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio, Finanze e Politiche dell’Unione europea a Montecitorio. La condizioni dell’eurozona sono “più favorevoli rispetto agli ultimi anni”, ha aggiunto. La politica monetaria, ha sottolineato il banchiere centrale, da sola “non può accrescere il potenziale produttivo, perché questo dipende dal potenziale economico, ovvero dalle rforme strutturali”. Nell’eurozona, ha precisato Draghi, “le riforme strutturali, sia pur con differente velocità e intensità, cominciano a far sentire i loro effetti”.

“ITALIA STAVA PEGGIO PRIMA DELL’EURO”. La crescita economica dell’Italia si era “smorzata” già ben prima di entrare nell’euro, ha spiegato Draghi. “In vari Paesi dell’area la crescita potenziale si era smorzata già prima dell’arrivo euro: in Italia dal 2,5 per cento annuo dei primi anni ’90 si era scesi all’1,5 per cento nel 1999, e oggi il Fondo monetario internazionale stima che sia a zero”, ha detto il banchiere centrale. “Lo spread di 500 punti base pagato dall’Italia rispetto ai Bund nei momenti peggiori della crisi del 2011 e 2012 era esattamente quello che gli italiani hanno pagato per 15 anni in media prima dell’introduzione dell’euro”, ha sottolineato ancora il numero uno della Bce.

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