Lo scenario vede 6 offerte pubbliche in cinque mesi. Le danze aperte da Unicredit, prosegue con lo slancio di Mps

Il risiko delle banche non si ferma. L’ultima Ops (Offerta pubblica di scambio) è di Mediobanca. E, a guardar bene, più che un risiko bancario sembra una guerra delle scalate: sei offerte pubbliche su banche quotate italiane presentate in cinque mesi riguardanti i gruppi più consolidati nel settore.

Un vero e proprio scontro che sta ridisegnando gli equilibri della finanza italiana, con offerte che hanno destato grande sorpresa.

Il primo passo, Unicredit

E’ stata Unicredit, timonata dal ceo Andrea Orcel, ad aprire le danze. Dopo aver dato il via a un’offerta per il controllo della tedesca Commerzbank, a novembre 2024, con una posizione che però al momento, trovando forti resistenze in Germania, è rimasta un investimento, Piazza Gae Aulenti ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria su Banco Bpm, una operazione da 10,1 miliardi. Il cda di Piazza Meda ha bocciato l’offerta, ritenendola non all’altezza del valore e del potenziale della banca, ribadendolo con determinazione anche nei giorni scorsi.

Ad aprile sull’Ops di Unicredit è arrivato il golden power col governo che ha fissato paletti all’operazione. L’Ops di Unicredit parte oggi e propone ai soci della ex Popolare milanese di scambiare ogni azione di Bpm con 0,175 titoli di Piazza Gae Aulenti, per un valore di 8,9 euro ai prezzi di Borsa del 25 aprile. Uno dei nodi è se Unicredit opterà o meno per un rilancio. Orcel ha ripetuto che non sarà portata avanti a qualsiasi prezzo dopo il mancato sconto sul capitale del Danish compromise per l’Opa di Banco Bpm su Anima.

Ed ecco l’altro tassello della mappa. Il board di Banco Bpm, anch’esso a novembre scorso, aveva depositato presso Consob i documenti di offerta per la sua Opa su Anima holding. E il Banco ha chiuso questo mese l’offerta: le azioni consegnate sono state pari al 67,97% del capitale. E con il 22% in mano alla banca timonata da Castagna viene oltrepassato l’obiettivo della soglia minima fissata al 66,67%, toccando l’89,95%. All’Opa hanno aderito il gruppo Caltagirone (5,84%), Fsi (9,6%), Poste (11,7%), il top management di Anima (1,5%) e azionisti retail e investitori istituzionali. Piazza Meda, dopo il via libera dell’assemblea straordinaria di febbraio, aveva alzato da 6,2 euro a 7 euro il prezzo con cui riscattare i titoli della Sgr.

A Mps piace Piazzetta Cuccia

A gennaio ancora voglia di M&A. Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un’Ops su Mediobanca da 13,3 miliardi. Un’altra scossa al mercato colto di sorpresa dalla banca di Siena, salvata dallo Stato, col Tesoro che nel 2017 ne divenne primo azionista e che oggi è all’11,7%, in compagnia di Delfin (9,8%), e del gruppo Caltagirone (9,9%). Il governo è parso benedire la recente operazione di Rocca Salimbeni sullo storico salotto buono della finanza italiana.

Mediobanca (che ha come azionisti Delfin al 19,8%, Caltagirone al 7,4%, Blackrock al 3,5%, Mediolanum al 3,5%) da subito ha respinto con forza l’offerta, ritenendola contro i propri interessi e mancante di un razionale industriale. La banca milanese del wealth management e investment banking, guidata dal ceo Alberto Nagel, e principale azionista di Generali con il 13,04% (seguono Del Vecchio al 9,93%, Caltagirone al 6,92%, Unicredit al 5,27%, Benetton al 4,8%) è reduce dalla vittoria, all’assemblea del 24 aprile del Leone, della sua lista che riconferma il ceo Philippe Donnet e il presidente Andrea Sironi, avendo la meglio su Caltagirone. Ora Mediobanca, quattro giorni dopo, ha calato la sua carta. E con una contromossa all’Ops di Siena, che ha ottenuto lo scorso 17 aprile il semaforo verde dei suoi azionisti, oggi Piazzetta Cuccia ha lanciato la sua Ops su Banca Generali, che “comporta per Mediobanca la cessione della partecipazione in Generali e il simultaneo investimento in Banca Generali per 6,3 miliardi“.

Il M&A non si ferma

A inizio 2025 arriva anche il capitolo Banca Ifis-Illimity. L’8 gennaio, il gruppo bancario guidato da Frederik Geertman ha messo gli occhi su Illimity Bank, istituto co-fondato nel 2018 dall’ex ministro Corrado Passera. L’operazione, un’Opas, sia di acquisto che di scambio, ha un valore complessivo di 298,5 milioni.

Altra mossa nello scacchiere del consolidamento a febbraio è stata quella di Bper Banca con un’Ops sulla Banca Popolare di Sondrio che la ha bocciata, difendendo il proprio ruolo stand alone. L’operazione promossa dalla banca di cui Unipol è azionista principale intanto questo mese ha ottenuto l’ok dal governo con nessun esercizio del golden power. Avrà un valore di 4,3 miliardi e partirà a giugno, con l’obiettivo di raggiungere almeno il 35% delle azioni, pur puntando oltre il 50%.

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