Il presidente di Nomisma Energia commenta con LaPresse le preoccupazioni su una possibile crisi a fronte delle sanzioni verso l'Iran

La guerra in Medioriente e il coinvolgimento dell’Iran preoccupano la politica internazionale ma non solo. L’allarme si espande anche al settore energetico. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, commenta con LaPresse le paure su una possibile crisi del petrolio a fronte delle sanzioni verso Teheran. “Una situazione peggiore di quella avuta con la crisi del gas russo è difficile immaginarla. I rischi ovviamente ci sono sempre per le forniture di energia in un Paese come l’Italia che dipende dall’export per quasi l’80%. Il problema è sempre delicato”, ha affermato Tabarelli.

Ma il nodo centrale delle esportazioni di gas era il trasporto: “Avevamo un tubo solo che ci portava, da un solo paese, il 40% del gas che consumavamo”, mentre il petrolio “è liquido, viene da molte altre fonti e si può importare via nave, anche se ce n’è una grande concentrazione in Medioriente”. Per ora “è stato evidenziato che l’Iran, militarmente, non può arrecare grandi danni ai suoi nemici, cioè Israele i suoi alleati” e infatti “in questo momento i prezzi del petrolio scendono, e con essi anche quello della benzina”.

Tabarelli: “Abbiamo scorte, rischio è effetto domino prezzi”

L’Italia ha delle scorte obbligatorie di petrolio per far fronte ad eventuali shock petroliferi, ha spiegato ancora Tabarelli. “Il sistema è stato attivato nel 1979 tramite l’Ocse”, dopo le due crisi del 1973 e del 1979, e prevede “scorte per 90 giorni”. Stessa condizione prevede la normativa europea. “L’Italia ha la fortuna di avere tante strutture petrolifere e di avere ancora capacità di raffinazione. Importiamo il petrolio da tutto il mondo non solo dal Medioriente”, ha ricorda il presidente di Nomisma, sottolineando che il problema dunque non è “tanto la scarsità fisica, che è minima e si affronta, quanto i prezzi”. Come è accaduto con la crisi del gas russo “il problema di uno shock è l’impatto sui prezzi che esplodono e si portano dietro quelli delle materie prime e dei derivati, i prezzi al consumo della benzina del carrello della spesa e quindi fanno aumentare l’inflazione e rialzare i tassi di interesse”. Insomma, una sorta di ‘Butterfly-Effect’ che dalla minaccia del blocco del Golfo Persico rischia di generare un “effetto domino”. 

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