Esposto alla Procura della Repubblica per "interruzione di pubblico servizio"

Sullo sciopero dei benzinai del 25 e 26 gennaio dovrà indagare la magistratura, alla luce della possibile ipotesi di interruzione di pubblico servizio. Lo afferma il Codacons, che annuncia un esposto alla Procura della Repubblica di Roma affinché apra un’indagine sulla protesta indetta dai gestori delle pompe italiane.

“Sospendere in modo totale il servizio per 48 ore, sulla rete urbana e sulle autostrade, sia per la modalità servito che per il self service, rappresenta un atto abnorme che creerà enormi e ingiustificati danni ai cittadini – spiega il Codacons – Uno sciopero che appare ancor più immotivato e sbagliato se si considera che il Governo, su richiesta degli stessi benzinai, ha annacquato il decreto trasparenza, eliminando l’obbligo di indicazione giornaliera dei prezzi medi e riducendo drasticamente le sanzioni per i distributori scorretti”.

“Siamo stati l’unica associazione in Italia a denunciare le anomalie sul fronte dei prezzi dei carburanti, e con i nostri esposti abbiamo ottenuto l’apertura di indagini da parte di Antitrust, Guardia di Finanza e procure – prosegue il Codacons – Per tale motivo e alla luce della situazione attuale, abbiamo deciso di rivolgerci alla magistratura affinché accerti se la protesta dei benzinai, per la durata e per le modalità di attuazione, possa configurare possibili reati come l’interruzione di pubblico servizio – conclude il Codacons”.

Passando alla nota dolente dell’energia, un aumento del 110,4% per la luce equivale, in base ai dati Istat, ad un aggravio medio pari a +862 euro in bolletta nel 2022, +533,6 euro per il gas, per un totale di +1.395 euro a nucleo.

La spesa di ogni famiglia italiana 

Per i carburanti una famiglia italiana ha speso lo scorso anno +335 euro, con il gasolio salito in media del 22,1%, la benzina del +11,8%. Sensibili incrementi dei listini anche per bar, ristoranti e hotel, cresciuti del +6,3% con ricadute da +114 euro a famiglia. Dall’ondata di rincari non si salvano nemmeno i mobili e i servizi per la casa (+83,1 euro a nucleo), i prodotti per animali domestici (+7%, +14,5 euro) fiori e piante (+7,3%, +9,5 euro).

“La guerra in Ucraina e il caro-energia hanno determinato rincari a cascata a danno degli italiani, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e modificando profondamente le abitudini dei cittadini – afferma il presidente Carlo Rienzi – Un allarme che, purtroppo, non è cessato, e sembra destinato a perdurare anche nel 2023: già nelle prossime settimane potremmo assistere ad una nuova fiammata dei listini al dettaglio, come effetto delle maggiori accise scattate sui carburanti a gennaio, che rischiano di far lievitare i prezzi dei prodotti trasportati a partire dagli alimentari. Farebbe bene il Governo a inserire la lotta all’inflazione come priorità del paese, perché dopo un 2022 disastroso le famiglie non riusciranno a reggere ulteriori rincari dei listini”.

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