Per l'ad di Eni "non tutti i 27 paesi membri sono in grado di differenziare il proprio mix" e dunque di fare a meno del gas russo

Una possibile interruzione totale delle forniture di gas dalla Russia potrebbe portare a “rischi senza precedenti” per la sicurezza energetica dell’Unione Europea. In particolare, se la stagione invernale sarà particolarmente fredda. L’allarme è stato lanciato oggi dall’Aie, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, all’interno del suo rapporto trimestrale sul gas. Secondo l’ente con sede a Parigi, infatti, i 27 Paesi membri dell’Unione dovranno risparmiare almeno il 13% dei loro consumi abituali per superare senza problemi la stagione fredda. Obiettivo non semplice da raggiungere, in un contesto in cui anche l’aumento della domanda di combustibile da parte dei paesi asiatici potrebbe rendere più difficile rifornirsi di gas naturale liquefatto, alternativa agli idrocarburi russi.

E proprio queste difficoltà sono state sottolineate oggi dalle parole dell’ad di Eni, Claudio Descalzi. Intervenendo nel corso della cerimonia di premiazione degli Eni Awards al Quirinale, Descalzi ha spiegato come la guerra “abbia fatto scoprire la grande fragilità del sistema energetico europeo”. Un sistema in cui “non tutti i 27 paesi membri sono in grado di differenziare il proprio mix energetico”, e dunque di fare a meno del gas russo. Proprio l’azienda energetica russa Gazprom ha fatto eco alle parole dell’ad di Eni, affermando di ritenere insufficienti i livelli di stoccaggio dei paesi europei in vista del prossimo autunno-inverno.

In particolare, in paesi altamente dipendenti dalla Russia, come la Germania. E nonostante la minore richiesta di gas russo da parte di Unione Europea e Regno Unito, secondo la stessa Gazprom, sia alla base del 90% del calo registrato nella domanda a livello internazionale. Il prezzo dei futures del gas all’hub di riferimento di Amsterdam, l’ormai noto Ttf, ha visto però una giornata intera di calo, attestandosi in chiusura a 169 euro.Ma c’è un altro elemento che preoccupa le autorità europee. Si tratta della riunione dell’Opec+ di mercoledì, che potrebbe varare un taglio alla produzione al fine di aumentare i prezzi del greggio. Una decisione che rischia di complicare ulteriormente un quadro già complesso. Proprio a causa dei rumours legati alla riunione, i prezzi dei futures del Wti e del Brent sono schizzati verso l’alto. Invertendo la rotta rispetto a giorni di calo causati dai timori di un rallentamento globale dell’economia, i futures petroliferi sono stati infatti scambiati oggi stabilmente sopra gli 80 dollari al barile.

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