Il differenziale chiude in calo dopo aver toccato un picco di 316 punti base

Giornata di saliscendi per lo spread, che apre sotto quota 300 punti base e lì ritorna, dopo un'impennata sui massimi dal 2013 a quota 315 punti base, con un rendimento del decennale italiano al 3,68% sul mercato secondario. Un raffreddamento, quello che ha portato alla chiusura in area 298 punti con rendimento al 3,52%, festeggiato a Piazza Affari dalle banche, con netti recuperi per  Banco Bpm (+1,13% a 1,87 euro), Unicredit  (+1,20% a 12,11 euro) e Intesa Sanpaolo (+2,19% a 2,07 euro). A influenzare le oscillazioni del differenziale, come ormai da giorni, la discussione sulla manovra di bilancio italiana, che oggi si arricchisce della voce del Fondo monetario internazionale, le cui stime sulla crescita del Pil tricolore sono state abbassate all'1% per il 2019, anno in cui l'esecutivo giallo-verde ha invece prospettato un'espansione dell'economia sul passo del +1,5%.

Sullo sfondo, intanto, si fanno sempre più vicini gli appuntamenti con le revisioni dei giudizi sull'Italia da parte di due delle principali agenzie di rating a livello globale. S&P, che al momento assegna al Paese un "BBB" con outlook stabile, dirà la sua il prossimo 26 ottobre. Ed entro la fine del mese ci si attende un pronunciamento anche da parte di Moody's, per cui il giudizio è al momento "Baa2" con outlook negativo, in linea con la proroga del periodo di osservazione cui l'Italia è sottoposta annunciata ad agosto e motivata proprio con la necessità di avere "maggiore chiarezza sul percorso discale del Paese e sull'agenda delle riforme". Lo spauracchio è quello di un downgrade, che metterebbe ulteriormente sotto pressione lo spread. Se poi i titoli del debito italiano scendessero addirittura al di sotto del livello "investment grade" – andando sul "junk" che però dista al momento due gradini –  si andrebbero a restringere anche le future possibilità di intervento da parte della Bce. Una prospettiva poco incoraggiante se si considera che oggi è stato direttamente il ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona, a dichiarare a 'Porta a Porta' che Mario Draghi, presidente della banca centrale, "dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto".
 

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