Chiara Saraceno, intervistata da LaPresse, traccia il quadro del futuro dell'Italia
Giovani precari oggi, vecchi poveri domani. Stando anche alle ultime polemiche sulle pensioni i ragazzi, e in verità anche quelli non più ragazzi, rischiano di diventare una generazione perduta. Nata con le stigmate dei contributi bassi e destinata a un futuro di indigenza. Vittima del fuoco incrociato di tra riforme che hanno sempre pensato e favorito chi era già tutelato e una classe imprenditoriale "drogata di sussidi e incentivi". Parola della sociologa Chiara Saraceno che con LaPresse traccia il quadro del futuro dell'Italia.
I giovani italiani sempre più precari: ora anche i dati Inps contribuiscono a togliere le speranze. Cosa è accaduto in questi anni? Chi ha sbagliato?
L'errore è stato concentrare tutta la flessibilità nelle fasce più giovani, dall'epoca del pacchetto Treu, sperando che fosse una via di ingresso a contratti più stabili, cosa che è avvenuta sempre più lentamente e più tardi e solo per una parte di coloro che via via diventavano precari, e più per gli uomini che per le donne. Si sarebbe dovuto pensare a introdurre una pensione di base, di cittadinanza, pagata dalla fiscalità generale, cui aggiungere una pensione contributiva. Invece si sono mantenuti per moltissimi anni (fino alla riforma Fornero) i vantaggi di chi, come me, all'epoca aveva maturato diciotto anni di contributi e che ora grava con tutto il peso dei suoi diritti acquisiti sui bilanci Inps, mentre non si è provveduto a mettere in sicurezza le generazioni successive.
Quanto sono 'sfortunati' i giovani italiani e quanto 'bamboccioni'?
Aborro il termine bamboccioni, specie quando è usato da esponenti della generazione responsabile di aver 'apparecchiato' questo tipo di circostanze sfavorevoli per le generazioni più giovani. E' vero che i giovani italiani sentono meno dei loro coetanei di altri paesi la spinta ad uscire dalla casa dei genitori se non quando vogliono formare una propria famiglia. Ciò crea abitudini di dipendenza, specie tra i maschi, che frenano sia l'acquisizione di una autonomia pratica – dal farsi il bucato al gestire il proprio bilancio senza dare per scontato che non debba bastare per tutto. Frenano anche, nei maschi, l'acquisizione di abilità pratiche che sarebbero utili una volta formata una coppia per non ricadere nella ovvietà della divisione del lavoro in base al genere. Ma la prolungata dipendenza economica è frutto di un mercato del lavoro e dell'abitazione, e di un sistema di welfare, che ostacolano fortemente l'autonomia dei giovani, rafforzandone la dipendenza dai genitori (per chi può permetterselo). Ciò rafforza anche i meccanismi di trasmissione intergenerazionale della disuguaglianza.
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