Roma, 27 dic. (LaPresse) – All’indomani del Natale l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – ha stilato un primissimo bilancio delle spese effettuate dagli italiani per i regali natalizi, reinterrogando il proprio campione e rielaborando tutti i dati pervenuti, dati che sono molto differenziati per aree territoriali e che saranno resi più compiutamente nei prossimi giorni. E’ emerso un Natale all’insegna della estrema prudenza e della sobrietà. A dispetto di quanto rilevato dalle primissime previsioni, che registravano una lieve crescita dei consumi relativi alle spese per i regali, vi è stata una inversione di tendenza dopo le tragiche vicende di Parigi.

Il consuntivo attuale registra, secondo le previsioni, una situazione pressoché immutata rispetto allo scorso anno: le spese esclusivamente per i regali di Natale sono scese del -1,6% rispetto allo scorso anno (percentuale fortemente condizionata dalla contrazione relativa al settore del turismo. Una convergenza realizzata tra tenuta di acquisti dei beni di mercato e una forte contrazione di servizi e beni turistici).

La spesa che ogni famiglia ha messo in campo quest’anno quindi è stata di circa 123,68 euro, pari ad un giro di affari di circa 3,09 miliardi di Euro. La tendenza rilevata registra una “chiusura su sé stesse” delle famiglie, che sono state più in casa, cercando sicurezza e rifugio tra gli affetti familiari, provocando così una forte caduta di presenze in ristoranti e pizzerie. Per questo, analizzando i singoli settori di mercato, emerge che il settore alimentare è quello che ha conosciuto la crescita maggiore, dovuto anche a regali enogastronomici considerati di grande utilità: +3,6%. Il settore del turismo, invece, è quello come abbiamo già affermato, che ha risentito la crisi peggiore: -14,7%.

Gli altri settori, invece, hanno galleggiato su percentuali prossime allo zero. Per una vera ripresa sarebbe necessario – sostiene Federconsumatori – “agire concretamente sulla domanda interna, creando nuova occupazione e, quindi, nuovi redditi ed eliminando l’assistenza che le famiglie fanno a figli e nipoti disoccupati”.

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