Milano, 31 ott. (LaPresse) – “Rispetto al novembre 2011 è cambiato tutto, proprio tutto”. Così Mario Draghi, presidente Bce, intervistato da ‘il Sole 24 Ore’. “Le previsioni di crescita mondiale sono state riviste al ribasso. Probabilmente il rallentamento non è transitorio. Per dare un’idea di quanto sono importanti questi mercati, ricordo che essi valgono il 60% del prodotto mondiale e che dal 2000 tre quarti della crescita mondiale sono dovuti a loro” aggiunge Draghi. “Per quanto riguarda i prossimi mesi, il fattore che conta di più sarà il prezzo dei prodotti energetici. Prevediamo che l’inflazione resti vicino allo zero, anche negativa, almeno fino all’inizio del 2016. Dopo, l’effetto del forte declino dei prezzi del petrolio che si è avuto tra la fine del 2014 e la fine di quest’anno scomparirà dalla variazione dell’indice dei prezzi a distanza di un anno. Ciò porterà a un aumento puramente meccanico dell’inflazione” prosegue Draghi. “A partire da metà del prossimo anno fino a tutto il 2017, grazie anche all’effetto ritardato del deprezzamento del cambio, prevediamo che l’inflazione aumenti gradualmente – auspica Draghi – ma ciò che è importante osservare oggi è che già con le previsioni di settembre abbiamo ribassato le nostre aspettative di inflazione per il 2017 rispetto a quanto ci attendevamo a marzo quando abbiamo iniziato gli acquisti di 60 miliardi di euro di titoli pubblici ogni mese. Ci vorrà quindi più tempo di quanto previsto a marzo per tornare alla stabilità dei prezzi”. “I programmi che abbiamo costruito hanno tutti la caratteristica di poter essere utilizzati con la necessaria flessibilità” aggiunge riferendosi al Qe.

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