dall’inviata Maria Elena Ribezzo

Napoli, 2 ott. (LaPresse) – Che sia ambientale, sociale o artistico-culturale, la parola d’ordine agli stati generali del Turismo di Pietrarsa è sostenibilità. I lavori, organizzati dal ministero dei Beni e delle attività culturali, sono un laboratorio di confronto tra esperti, tecnici e operatori di settore e si chiuderanno domani con la firma di quella che è stata battezzata come ‘carta di Pietrarsa’, che raccoglierà le linee strategiche di sviluppo individuate nei dibattiti.

Al termine del secondo giorno, un concetto è chiaro: il settore in Italia è nel pieno delle forze, ma con enormi potenzialità inespresse, e si muove in direzione di uno sviluppo più inclusivo, rispettoso e pronto a valorizzare quei territori che escono dalle rotte più battute.

L’offerta turistica è organizzata in una rete che passa dai nuovi canali comunicativi e le start up, i progetti che stanno nascendo o stanno crescendo con questa filosofia sono sempre più numerosi. Si è parlato di itinerari culturali, eco-turismo, ciclo-turismo, recupero delle tradizioni enogastronomiche: si avverte un’attenzione particolare per un tipo di viaggio meno di massa, più intimo, più lento, in alcuni casi più impegnato.

Come dimostra l’esperienza di ‘Addio pizzo travel‘, un tour operator che resiste ogni giorno alla criminalità organizzata e promuove itinerari turistici servendosi di strutture ricettive, compagnie di trasporti, ristoranti e pizzerie che rifiutano di pagare il pizzo in Sicilia.

Non c’è paura nelle parole del suo giovane presidente, Dario Riccobono, piuttosto c’è speranza: “Nei nostri viaggi proviamo a raccontare la bellezza della nostra terra – ha detto a LaPresse -, a farla conoscere rifacendoci al concetto di Peppino Impastato: bisogna educare la gente alla bellezza e noi per bellezza intendiamo anche quelle storie di resistenza alla mafia. Vogliamo far conoscere i paesaggi, la cucina, il mare che la nostra terra può vantare, ma anche quelle storie di persone che hanno un legame profondo col territorio”.

Sulla stessa linea dell’Italia come “museo diffuso”, di cui ha parlato in apertura dei lavori il ministro della Cultura Dario Franceschini, ‘Addio pizzo travel’ si propone di fare riscoprire i piccoli centri, le nuove realtà, ma anche “le associazioni minori che si impegnano per la difesa del territorio ogni giorno e diventano sentinelle in una terra in cui lo Stato non è molto presente – ha spiegato Riccobono -, motivo per cui la mafia è diventata tanto potente. L’impegno delle realtà associative è diventato un presidio di legalità e difesa del territorio”.

Per un turismo attento alle destinazioni meno battute e al rispetto della natura, merita una menzione ‘Ecobnb’, startup italiana nata da un progetto europeo. Dalla riduzione dei rifiuti alla lotta agli sprechi d’acqua, dall’utilizzo di energia pulita alla proposta di cibi biologici locali: sono almeno cinque su dieci i requisiti di tutela ambientale che le strutture ricettive devono rispettare per entrarne a far parte.

La rete raccoglie in un portale oltre mille strutture virtuose: “Proponiamo anche una sezione dedicata agli itinerari di eco-turismo lento: a piedi, in bicicletta o a cavallo, per unire queste ospitalità virtuose in una rete di movimenti lenti alla scoperta del territorio”, racconta a LaPresse la co-fondatrice Silvia Ombellini. Una media di 120mila pagine visitate al mese, 40mila utenti iscritti al sito e 10mila persone che seguono il progetto tramite newsletter e social media: una comunità in crescita, che è lo specchio di un modo di viaggiare che sta cambiando.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata