Milano, 30 set. (LaPresse) – “Il Paese deve crescere, nonostante un debito pubblico che assorbe il 10% del Pil. Nel 2015 il Paese avrà una crescita solida e duratura” che sarà “superiore alle previsioni”. Così Pier Carlo Padoan, intervenendo all’Ifswf in corso a Milano, summit di grandi fondi internazionali, che valgono circa 2,8 volte il Pil italiano.

“Nel 2016 il debito pubblico inizierà a calare, ed è la prima volta che succederà”, aggiunge. “Stiamo facendo passi in avanti anche sul fronte finanziario, ed è necessario per uscire dalla profonda crisi di questi anni”, prosegue Padoan, citando tra le altre la riforma delle banche popolari, oltre all’intervento previsto dal Governo per ridurre i crediti deteriorati.

“Troppe aziende dipendono da troppo tempo solo dalle banche, dobbiamo dare loro alternative” aggiunge, citando ad esempio i ‘mini bond’ ed auspicando una maggiore integrazione europea. “L’innovazione è la via della crescita in Europa” aggiunge il ministro, sottolineando come l’esecutivo si stia impegnando anche per aiutare gli investitori privati nel settore infrastrutturale. “Se credete che l’Europa stia uscendo dalla crisi – ha proseguito Padoan – gli istituti come la Cdp italiana, sono il luogo dove gli investitori di lungo periodo possono trovare ciò che cercano, l’Europa non è chiusa con dei muri a chi viene da fuori” aggiungendo che “le opportunità ci sono e vanno colte”.

Per investire a lungo termine “serve una visione ottimistica, ed è compito della politica trasmettere questo sentimento, ma da parte mia e del Governo, c’è il massimo impegno, per mantenere la crescita che abbiamo oggi, e che è così difficile da ottenere”. Per riuscirci, Padoan ha messo al centro la Delega Fiscale, “la più importante delle nostre riforme”. “L’Italia oggi è la quinta manifattura al mondo, la seconda in Europa, siamo aperti ad investitori stranieri, di lungo termine è la nuova prospettiva dell’Italia – conclude Padoan – la quotazione di Poste e di Enav sono altri passaggi chiave” sempre ricordando che “la crisi in alcune parti del mondo non è finita e non ci sono livelli forti di crescita”.

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