Roma, 23 set. (LaPresse) – Dal 2008 al 2012 il numero di occupati tra i lavoratori del mondo delle professioni è diminuito di oltre 500 mila unità. I più colpiti sono gli artigiani e gli operai specializzati, che perdono 555 mila occupati, mentre le professioni impegnate in attività elementari sia di produzione che di servizio aumentano di 358 mila unità. E’ quanto emerge dall’indagine svolta da Istat e Isfol sulle unità professionali previste dall’attuale classificazione delle professioni (CP2011). L’Italia risulta in ritardo nell’innovazione e l’aggiornamento. Nei tre anni precedenti l’intervista, sottolinea l’analisi, il cambiamento nelle modalità di svolgimento del lavoro è stato sperimentato soltanto da poco più di una professione su quattro (26,1% per cento del totale delle professioni), per lo più per effetto di una nuova regolamentazione del settore di competenza. Istat e Isfol rilevano che oltre 14 milioni di occupati esprimono la necessità di aggiornare le conoscenze e competenze acquisite o di apprenderne delle nuove. A fronte di questa esigenza, solo poco più della metà delle professioni previste dalla classificazione (il 52,7 per cento), svolgono almeno una volta l’anno attività di manutenzione e sviluppo delle professionalità acquisite.

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