Roma, 20 nov. (LaPresse) – Per l’economia italiana “l’inversione di marcia è in atto”, ma “l’euro più forte dell’atteso, la minaccia di deflazione e la restrizione del credito, appena attenuata dal parziale pagamento degli arretrati della P.a., mettono a rischio le già modeste previsioni di crescita del 2014”. Lo scrive il Centro Studi di Confindustria nella sua congiuntura flash, sottolineando che l’occupazione in Italia “peggiora più in fretta di quel che era temuto e che le statistiche provvisorie lasciavano intravedere”. Inoltre il Csc avverte che la legge di stabilità presentata dal Governo “fa molto poco per rimettere al centro l’industria e rilanciare lo sviluppo” e dal Parlamento può uscire “indebolita” sul cuneo fiscale”.
“SU PIL PESA EURO FORTE”. In particolare il Csc pone l’accento sull’euro, che è salito a 1,38 dollari in ottobre (1,28 a luglio, +7,8%), tornando a 1,35 a novembre, “ma la tendenza è al rafforzamento”. Per il rapporto l’apprezzamento della moneta è anche verso altre valute e “l’euro è ai massimi da luglio 2011 in termini di cambio effettivo nominale. Ciò rischia di restringere la via maestra per il rilancio della crescita nei periferici, ossia l’export trainato dalla domanda mondiale”. Secondo viale dell’Astronomia “la forza dell’euro sta minando i faticosi guadagni di competitività degli ultimi anni e si scarica anche sui margini delle imprese, già ai minimi”. Il Csc afferma che “il livello di equilibrio del cambio differisce tra i Paesi membri: 1,33 dollari in media, Italia 1,19 e Germania 1,53 (stime Morgan Stanley). L’effetto euro sulla crescita è forte: un +7,8% sul dollaro Usa riduce il Pil italiano di 0,5% nel primo anno, 0,8% nel secondo e 0,9% nel terzo”. Nell’eurozona, conclude la congiuntura, l’apprezzamento del cambio effettivo del +8% “equivale a un aumento di 2 punti dei tassi”.
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