Roma, 3 nov. (LaPresse) – Guerra di cifre tra la Cgia di Mestre e il ministero del Tesoro: Se la prima parla di 1,1 miliardi di euro di tasse in più nel 2014, il secondo dice invece esattamente il contrario: “Complessivamente le famiglie dovrebbero beneficiare di una riduzione della pressione fiscale di circa 1 miliardo di euro”.

Secono il ministero “le famiglie sono quindi tenute al riparo da significativi incrementi di imposta (sono solo parzialmente interessate dall’aumento dell’imposta di bollo su conti deposito titoli e altri strumenti finanziari e dalla revisione delle detrazioni) mentre sono oggetto di sgravi fiscali (1,5 miliardi di maggiori detrazioni Irpef) e di un intervento in favore dei comuni pari a 1 miliardo teso a ridurre l’impatto delle imposte sugli immobili”.

Allo stesso tempo, prosegue, “per la prima volta negli ultimi anni – sottolinea il ministero – la manovra finanziaria riduce la pressione fiscale di un decimo di punto percentuale (da 44,3 a 44,2% del Pil) segnando una inversione di tendenza: obiettivo prioritario del Governo è di ridurre le tasse e la diminuzione della pressione fiscale sarà più marcata negli anni successivi (43,7% nel 2016, che potrebbe diminuire ulteriormente grazie alla revisione della spesa recentemente avviata)”.

“L’incremento del gettito fiscale – si legge ancora nel comunicato – prodotto dalla manovra finanziaria (che, ricordiamo, interviene sul quadro definito dalla legislazione vigente, quindi modifica entrate e spese già precedentemente determinate, entro gli spazi consentiti da un quadro caratterizzato da un elevato debito pubblico) nel 2014 è pari a 973 milioni. A questo incremento di gettito contribuiscono prevalentemente misure che riguardano gli intermediari finanziari (2,6 miliardi) e altre misure di carattere volontario come la rivalutazione delle partecipazioni e dei beni delle imprese”.

“Analizzando le singoli voci – ribatte la Cgia – notiamo che tra le maggiori entrate spiccano i 2,6 miliardi di euro relativi alle svalutazioni dovute alle perdite dei crediti. Si tratta di maggiori entrate legate al mutamento delle regole che disciplinano il trattamento fiscale delle perdite e delle svalutazioni dei crediti delle banche e delle imprese che operano nel settore finanziario e assicurativo”. “E’ molto discutibile – continua la Cgia – sostenere che l’aumento del prelievo fiscale sulle banche non darà uogo a nessuna ricaduta sulle famiglie e sulle imprese. Anche se si aumentano le tasse solo alle banche, sempre tasse sono e gli effetti negativi sui correntisti rischiano di essere molto pesanti”. “Le tass e- ricorda la Cgia – si possono traslare: in questo caso percuoteranno le banche, ma potranno incidere anche sui portafogli dei cittadini”.

La Cgia poi ricorda “quanto è emerso nel gennaio di quest’anno nella relazione al Parlamento redatta dall’Autorità dell’Energia elettrica e del gas che, a seguito dell’introduzione della Robin Hood Tax (addizionale Ires che nel 2008 interessò le aziende energetiche e petrolifere) ha monitorato il comportamento delle 476 imprese interessate da questa nuova imposta. Ebbene, l’Autorità ha avuto modo di rilevare che ben 199 aziende avevano trasferito il maggiore onere tributario sui propri clienti, nonostante questa operazione fosse vietata dalla legge”.

Sono convinto – dichiara il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – che il Governo sta lavorando bene e in più di una occasione ho avuto modo di affermare che in questo momento è l’unico esecutivo in grado di guidare il Paese. Fermo restando che la precisazione del viceministro Stefano Fassina è sicuramente opportuna, se avesse avuto modo di leggere in nostro comunicato e le tabelle allegate avrebbe capito che queste cose le avevamo già dette noi”. “A dimostrazione della nostra equanimità, già nel sottotitolo del comunicato di ieri avevamo avuto modo di sottolineare che gli effetti positivi della manovra si faranno sentire nel 2015 e nel 2016”. Tuttavia, puntualizza, “il nuovo peso fiscale che graverà l’anno prossimo sulle banche” è “una tassa una tantum che almeno in parte potrà essere traslata sui clienti, potrà incentivare la riduzione del credito erogato alle imprese, in particolar modo a quelle più piccole, e mettere in difficoltà i piccoli istituti di credito che in questo momento si trovano in grave difficoltà”.

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