Roma, 16 set. (LaPresse) – Presidi e cortei sono in corso dalle 9,30 di questa mattina in tutti e 7 gli stabilimenti nazionali del gruppo Riva Acciaio dopo la decisione dell’azienda di mettere in libertà 1.400 addetti bloccando l’attività dei siti. A Verona, dove è localizzata l’azienda più grande del gruppo, è stata promossa una raccolta di firme per un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Marco Bentivogli, durante il comizio davanti ai cancelli dello stabilimento della città veneta, afferma che “la cassa integrazione è solo un tampone e che considera una parziale apertura il comunicato stampa della procura di Taranto che specifica che il provvedimento di confisca non ha effetti sull’attività produttiva, chiediamo alla procura e al Gip di chiarire meglio, in un atto formale, che tolga ogni alibi e consenta il riavvio immediato degli impianti, in tempi rapidi. Se il riavvio non arriverà in tempi brevi la mobilitazione continuerà con sempre più forza e determinazione”. Secondo il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, intervenuto ai microfoni di ‘Prima di tutto’ di Rai Radio 1, “questa messa in libertà di 1.400 lavoratori, attuata così è quasi una serrata, significa dire ai lavoratori: ve ne andate perché non vi paghiamo e non siamo in grado di farvi lavorare”. Per il leader dei metalmeccanici della Cgil “l’attuale assetto proprietario dei Riva non è in grado di assicurare un futuro, per questo bisogna pensare a un commisariamento immediato”.

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