Roma, 29 set. (LaPresse) – Sono quasi un milione gli italiani che dal 2007 ad oggi sono entrati nella categoria dei ‘nuovi poveri’ e che, insieme a circa 1 milione e 200mila disoccupati in più e a 421mila nuovi cassa integrati, rappresentano le fasce sociali più deboli del Paese. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dalla Cgia di Mestre, che evidenzia come questa situazione abbia fatto aumentare la spesa pubblica. “Tra il 2007 e l’anno in corso – spiega l’associazione – i consumi reali delle famiglie italiane hanno registrato una flessione del 4,4%. Una contrazione che, chiaramente, ha avuto delle ripercussioni molto negative sui bilanci economici dei piccoli commercianti e degli artigiani”.

“Visto che nel 2012 è prevista una contrazione del Pil attorno al 2,5%, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2% – osserva il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – è evidente che l’area del disagio socio/economico è destinata ad allargarsi, soprattutto nel Mezzogiorno che, sino adesso, è stata la ripartizione geografica che ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi. In termini assoluti è stato il Sud ha segnare gli aumenti più significativi sia delle sacche di povertà assoluta sia del numero dei nuovi disoccupati. Mentre spetta al Nordest, sempre analizzando la variazione in valori assoluti, l’aumento più significativo del numero di lavoratori in cassa integrazione a zero ore”.

“Cosi come ci segnala sovente l’Istat – spiega ancora Bortolussi – la povertà assoluta tende ad aumentare nelle famiglie monoreddito con un alto numero di figli o in quelle dove la persona di riferimento non risulta occupata. Visto che ci troviamo di fronte ad una crisi che è legata in particolar modo al calo dei consumi, se non verranno prese delle misure che consentiranno di lasciare più soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l’occupazione”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,