Cologno Monzese (Milano), 17 lug. (LaPresse) – “Conosco il fenomeno, che esiste ed è documentato. Vi è un conflitto tra analisti e uffici che producono il rating. Va rammentato che le società che proponevano i prodotti strutturati soggetti a rating erano società da cui dipendevano quelle stesse agenzie”. E’ quanto dichiarato da Mario Draghi, ascoltato a Roma il 24 gennaio 2011 quand’era ancora governatore della Banca d’Italia. Lo ha riportato questa sera il Tg5 diretto da Clemente Mimun, che ha trasmesso in un servizio esclusivo dell’inviato Andrea Pamparana il contenuto del verbale della testimonianza di Draghi al pubblico ministero di Trani, Michele Ruggiero, in merito all’inchiesta della Procura sulle agenzie di rating e sul declassamento del nostro sistema bancario operato da Moody’s il 6 maggio 2010.
“Il sistema bancario italiano è robusto – ha ribadito Draghi, riferendosi a quel giudizio negativo – Il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto. Il debito complessivo di famiglia, imprese e Stato è basso rispetto ad altri paesi”. L’aumento di volatilità nel prezzo dei titoli è, ha accusato Draghi, “un sicuro danno derivante da queste valutazioni”. Draghi ha spiegato poi al magistrato che a seguito di giudizi negativi “gli investitori non trovano conveniente sottoscrivere titoli di banche e gli stessi titoli di Stato”. L’ex governatore della Banca d’Italia, nella sua testimonianza, ha ricordato infine al pm Ruggiero come la credibilità delle tre agenzie di rating sia diminuita dopo le errate valutazioni negli Stati Uniti sui cosiddetti mutui subprime nell’agosto 2007.
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