Milano, 22 mag. (LaPresse) – Trasporti, energia, immobiliare: sono i tre settori nei quali il Brasile sta investendo centinaia di miliardi di dollari, in gran parte fondi pubblici, per la realizzazione di infrastrutture. A raccontare le meraviglie di un Paese che sta attraversando indenne la crisi mondiale e che quest’anno registerà una crescita superiore al 4%, è stata Mariana Barbosa Miraglia, dello studio legale brasiliano Aroeira Salles, in un seminario organizzato questo pomeriggio presso lo studio legale e tributario Cba di Milano.
“Obiettivo dell’incontro – ha spiegato Luca Ferrari, responsabile progetti internazionali del Cba, specializzato in diritto commerciale internazionale – era mostrare le enormi opportunità del Brasile per gli investitori italiani”. “Tra problemi di accesso al credito e difficoltà burocratiche – ha spiegato Paolo Esposito, anche lui del Cba – gli investitori italiani guardano sempre più all’estero. E il Brasile rappresenta una buona scelta: tra Italia e Brasile ci sono eccellenti relazioni, l’Italia è il secondo Paese europeo per interscambio commerciale col Brasile e ci sono forti legami culturali”.
Il Paese carioca rappresenta una opportunità soprattutto per le aziende: “In Brasile – spiega Barbosa Miraglia – abbiamo una enorme quantità di denaro da investire ma mancano le aziende con la necessaria competenza, che abbiano magari maturato esperienza in Europa, Usa o Asia. E manca il personale qualificato”. Il volume degli investimenti nazionali previsti, in gran parte pubblici, è enorme: tra il 2011 e il 2014 sono stimati in 255 miliardi di dollari nel settore dell’energia, 152 in quello immobiliare e 57 nei trasporti. Somme a cui si aggiungono poi gli investimenti esteri. Nel settore dell’energia le opportunità sono eccezionali. E’ un Paese in cui le rinnovabili fanno la parte del leone, con oltre il 45% della produzione totale nazionale, risultato di una politica di decenni, con il primo programma in questa direzione che risale al 1974. Ma è anche un Paese che ha grandi problemi nel trasportare l’energia in tutte le case, soprattutto nelle piccole città. “Non abbiamo – spiega Barbosa Miraglia – le infrastrutture. E’ un buon momento, la nostra economia sta crescendo ma non abbiamo le infrastrutture grazie alle quali il Paese si possa sviluppare”.
Migliaia di comuni di media dimensione hanno bisogno di trasporti pubblici locali efficienti, che mancano. E in tutto il Brasile “non c’è – racconta l’avvocato – un solo aeroporto che si possa dire sia ben organizzato e ben fornito di tutto il necessario. E se pensate alle dimensioni del Brasile, be’, vuol dire un sacco di aeroporti”. Nell’immobiliare, poi, il governo sta impegnando enormi risorse, soprattutto per la realizzazione di abitazioni. “Le opportunità migliori – spiega Alexandre Aroeira Salles, socio dello studio – non sono nei centri più grandi ma si trovano nelle cittadine di dimensione media, intorno al mezzo milione di persone. Lì le amministrazioni locali hanno bisogno di tutto e hanno fame di servizi”.
Sono tre i modi in cui una azienda italiana può investire nel Paese: ottenere una concessione regolare sulla base di un’asta; avviare una partnership pubblico-privato; oppure con una formula ibrida. L’asta per ottenere una concessione o una commessa, ha spiegato Barbosa Miraglia, può essere internazionale, e in questo caso è possibile prendervi parte senza essere fisicamente presenti nel Paese sudamericano; oppure può essere nazionale, e in questo secondo caso occorrerebbe avere una sede importante in Brasile. Per aggirare il problema, però, è possibile associarsi a un consorzio di imprese. Fino a qualche anno fa, ha spiegato Aroeira Salles, era facile essere buttati fuori dalle concorrenti brasiliane, che a volte avevano buon gioco a imbrogliare le carte per vincere. Ma negli ultimi anni la situazione è cambiata e importanti commesse sono state affidate ad aziende straniere. I tribunali civili sono diventati più intransigenti nel difendere la trasparenza del mercato e il governo più attento ad attirare investimenti dall’estero.
La formula della partnership pubblico-privato è la star del momento in Brasile”, ha raccontato Barbosa Miraglia. In sostanza se un privato vede una opportunità di sviluppo in un servizio che manca, può proporsi direttamente all’amministrazione. La quale, se ritiene la cosa interessante, può firmare un contratto ad hoc. In questo tipo di rapporto, evidentemente, i rischi per l’azienda sono maggiori. La formula ibrida, invece, è legata soprattutto all’energetico e rappresenta una modalità molto rischiosa, “in cui – ha messo in guardia Aroeira Salles – occorre guardare i contratti molto attentamente e ragionare su tutte le possibili implicazioni”. Quello che occorre tenere presente, ha sottolineato Barbosa Miraglia, è che per investire in Brasile serve una “difesa legale preventiva.Non basta essere in regola, occorre poter dimostrare di esserlo”. La corruzione in generale, ha sottolineato, sta diminuendo nel Paese, soprattutto sui grandi progetti “sui quali c’è una estrema attenzione dei media e dell’opinione pubblica” col risultato che “se un funzionario pubblico si comporta illegalmente è molto probabile che passi dei guai”. L’altra faccia della medaglia, però, è che anche le imprese sono passate ai raggi X, per cui bisogna essere pronti.
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