Atene (Grecia), 11 feb. (LaPresse/AP) – “L’accordo garantirà il futuro del nostro Paese nell’euro. Una bancarotta potrebbe portare a un caos economico incontrollabile e a un’esplosione sociale”. Lo ha detto il primo ministro greco Lucas Papademos, in un discorso alla nazione trasmesso in televisione,durante il quale ha difeso le misure di austerità varate dal governo, tra cui tagli dolorosi ai salari e alle pensioni, volte a garantire alla Grecia lo stanziamento di un prestito internazionale da 130 miliardi di euro. Secondo il premier, l’alternativa alle misure sarebbe una catastrofica bancarotta. In caso di bancarotta, ha aggiunto Papademos, i greci perderebbero i propri risparmi, lo Stato non sarebbe più in grado di pagare gli stipendi e le pensioni, e si verificherebbe un taglio delle importazioni.

Lo stesso pensiero è stato espresso oggi dal leader socialista, ed ex primo ministro, George Papandreou, e dal conservatore Antonis Samaras, che hanno chiesto ai propri parlamentari di non affondare l’accordo. Il voto in Parlamento è previsto per domani. Entrambi i leader hanno ribadito che non ci sono alternative, se non quella di spingere il Paese verso il fallimento. Ieri George Karatzaferis, leader del partito di destra Laos nella coalizione di governo, aveva comunicato invece che non approverà il pacchetto, che passerà comunque in caso del via libera dei socialisti e dei conservatori di Nuova democrazia.

“Se non osiamo oggi – ha avvisato Papandreou – vivremo una catastrofe”. “Questo (nuovo prestito) darà al Paese la possibilità e il tempo di sorreggersi sulle proprie gambe”, ha fatto eco Samaras. Quest’ultimo è stato più esplicativo in merito alle sanzioni che saranno inflitte a chi non seguirà le indicazioni del partito: “Voglio essere assolutamente chiaro… I ribelli o i ‘bravehearts’ – ha minacciato – non avranno posto nelle liste dei candidati del partito”. Lista che secondo quanto da lui auspicato potrebbe essere stilata presto, molto prima delle elezioni previste per ottobre del 2013. Samaras ha infatti chiesto oggi elezioni anticipate, da tenersi dopo la conclusione del bond swap con i creditori privati. Il suo partito, ha detto, chiederà lo scioglimento del Parlamento e non accetterà di prorogare il mandato del governo di coalizione. L’ultimo pensiero è stato rivolto all’Unione europea, che ultimamente, ha accusato, sembra più intenzionata a punire Atene piuttosto che aiutarla.

Su una linea simile Papandreou, il quale ha sostenuto che la crisi in Grecia è peggiorata a causa di “un’Europa conservatrice dai riflessi lenti”. Il vertice franco-tedesco di Deauville, ha argomentato, ha incoraggiato i mercati a soffiare sul fuoco della crisi. A detta dell’ex premier servirebbero “una reale integrazione delle politiche economiche”, eurobond, azioni contro i paradisi fiscali e l’attuazione di una tassa sulle transazioni finanziarie. Dopo le critiche all’Ue, Papandreou ha invece difeso l’operato del governo da lui guidato fino a novembre, sostenendo di aver ereditato nel 2009 dal precedente esecutivo di centro-destra un’economica gravemente in crisi.

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