Roma, 21 giu. (LaPresse) – La produzione del settore delle costruzioni in Italia ha perso in tre anni oltre 25 miliardi di euro in valore a prezzi correnti, corrispondente a un taglio del 18,4% a prezzi costanti. Secondo le stime del Cresme diffuse nel corso dell’Assemblea nazionale di Federcostruzioni, solo nel 2010 la flessione ha raggiunto il 6,6% e il settore registrerà una ulteriore flessione dello 0,5% nel 2011. La caduta è stata particolarmente forte per le nuove costruzioni residenziali, che hanno registrato una diminuzione del 15,9% nel 2010 e del 2,9% nel 2011. Nel comparto delle nuove costruzioni non residenziali la flessione è stata altrettanto grave: -13,6% nel 2010 e -2,5% nel 2011.

Il ruolo anticongiunturale della spesa pubblica non c’è stato: gli investimenti in nuove opere del genio civile sono scese dell’11% nel 2010 e del 3% nel 2011. Secondo quanto spiega Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, solo l’attività di riqualificazione tiene in piedi il mercato delle costruzioni con il comparto del recupero residenziale cresciuto del 2,2% nel 2010 e del 2% nel 2011, mentre nel comparto del recupero non residenziale il 2010 e il 2011 sono rimasti negativi e solo con il 2012 si dovrebbe tornare a valori positivi con un +0,9%.

Per il settore edile, la Cresme si attende anche una crescita della disoccupazione all’8,8% alla fine dell’anno in corso, dopo l’8,4% del 2010, e un dato al 9% nel 2012 e al 9,1% nel 2013, se l’economia ancora non sarà in grado di crescere in maniera sensibile. Dai dati emerge che finora sono stati soprattutto i lavoratori italiani a soffrire la crisi.

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