Novara, 24 mag. (LaPresse) – Otto giovani, tutti minori, risultano indagati dalla procura dei minori di Torino per il suicidio di Carolina Picchio, la studentessa 14enne di Novara morta gettandosi dal balcone dell’abitazione in cui viveva con il padre nella notte tra il 4 e il 5 gennaio. Ai ragazzi sono contestate le accuse di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico. Dell’inchiesta si occupano i pm Valentina Sellaroli e Anna Maria Baldelli. Secondo quanto si apprende l’iscrizione dei minori nel registro degli indagati è stata necessaria per effettuare approfondimenti investigativi non ripetibili.

“Il provvedimento assunto oggi dalla Procura di Torino per l’istigazione al suicidio di Carolina si inserisce in un’indagine complessa e delicata della quale è necessario attendere gli esiti, prima di esprimere ogni valutazione di merito,sperando che si faccia presto piena luce su questa tragedia. Senza entrare nel merito dell’indagine, tuttavia, il solo fatto che il cyber bullismo, in fase investigativa, sia considerato ancora una volta come possibile causa di un evento così grave come il suicidio di un adolescente dovrebbe spingerci a considerare con maggiore attenzione la gravità di questo fenomeno e rafforzare le misure di prevenzione”. Lo dichiara Raffaela Milano, direttore programma Italia Europa Save the Children. “Il cyber bullismo è un fenomeno che ancora oggi rischia di essere sottovalutato dal mondo degli adulti che non ne comprendono a pieno la pericolosità e la pervasività assoluta nella vita dei ragazzi. Al contrario degli adulti, i ragazzi e le ragazze sono ben consapevoli della gravità del problema per la loro crescita e la loro relazione con gli altri. Ben il 72% degli adolescenti – precisa Raffaela Milano – avverte il cyber bullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo, anche rispetto ad altri rischi quali la dipendenza da droghe o le molestie dagli adulti”.

“E’ fondamentale una risposta sistematica al dilagare di questo fenomeno – conclude -, una risposta che non può che venire sul fronte educativo. Vi sono molte esperienze significative nelle scuole per contrastare questa piaga – conclude la dirigente di Save the children – ma è necessario diffonderl e rendere permanente l’impegno su questo fronte, coinvolgendo i ragazzi stessi nella sensibilizzazione nei confronti dei loro coetanei e facendo entrare a pieno titolo, nel ciclo scolastico, l’educazione all’uso consapevole e positivo dei nuovi media”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata