Nuovo capitolo dell’inchiesta sul delitto di Garlasco. Andrea Sempio e la sua famiglia si difenderanno con articoli di giornale, lanci di agenzia e trasmissioni televisive del 2016-2017 dall’accusa di aver conosciuto in anticipo i contenuti della prima inchiesta per il delitto di Garlasco che ha riguardato il 37enne di Voghera. Un’accusa che, per il momento, non è stata formalizzata nei loro confronti dalla Procura di Brescia (nessuno dei Sempio è iscritto sul registro degli indagati) ma è implicita nel capo d’imputazione per corruzione in atti giudiziari nei confronti dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, accusato di aver ricevuto “20-30mila euro” per “favorire” Sempio nel procedimento penale numero 8283/2016. Secondo quando si apprende gli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti contestano questo approccio: nessun segreto d’indagine è stato rivelato, perché ogni informazione era stata pubblicata dai giornali nelle settimane che precedono l’interrogatorio del 10 febbraio 2017 di Sempio, così come quelli del padre Giuseppe Sempio (sempre 10 febbraio) e della madre Daniela Ferrari (15 febbraio). A cominciare dai contenuti della consulenza del genetista della difesa Stasi, Pasquale Linarello, e l’indagine difensiva svolta da Skp investigazioni & servizi di sicurezza srl per conto dei legali dello studio Giarda, apparsi per la prima volta sul Corriere della Sera il 19 dicembre 2016. Così come il suo nome, iscritto sul registro degli indagati a Pavia il 23 dicembre, viene rivelato da un’agenzia stampa il giorno successivo, 24 dicembre.
Allo studio della difesa c’è la precisa ricostruzione cronologica dei fatti di quella stagione basata sia sulle notizie stampa quanto sull’indice degli atti dell’inchiesta Sempio 1. Attività che servirebbe a dimostrare come tutte le informazioni fossero pubbliche ben prima del 30 dicembre 2016, giorno in cui l’avvocato Massimo Lovati porta il 37enne dal generale Garofano per il prelievo spontaneo di dna o del 13 gennaio 2017, data in cui Garofano ha ammesso di aver ricevuto dai legali di Sempio sia la consulenza Linarello che l’indagine Skp. Lo stesso genetista della difesa Stasi si era del resto concesso un’intervista al settimanale ‘Oggi’ nel primo numero dell’anno. Intervista in cui, fra le varie cose, affermava che il dna non è “sotto” le unghie ma “sulle” unghie di Chiara Poggi e che le tracce provengono “da un contatto e non da un tentativo di difesa della vittima”.
CRONOLOGIA
Nella prima decade di dicembre 2016 gli avvocati Giarda si sarebbero rivolti al Procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, per un’interlocuzione informale sulle indagini difensive affidate il 29 settembre 2016 ai detective privati, 3 mesi dopo il deposito delle motivazioni della condanna in Cassazione di Alberto Stasi. Il 13 dicembre i legali di Stasi depositano l’istanza alla Procura generale di Milano con cui chiedono “di valutare la portata degli elementi enucleati nella Relazione delle indagini private” e di “disporre ogni attività investigativa ulteriore che fosse ritenuta necessaria” con l’obiettivo di “attivare i poteri di richiesta di revisione” della condanna, pur non presentano una loro autonoma istanza di revisione. L’incartamento viene assegnato alla sostituta pg, Laura Barbaini, che aveva sostenuto l’accusa nel processo ‘Stasi bis’.
Il 19 dicembre esce sul Corriere della Sera un articolo dal titolo “Ora ha un’identità il dna sotto le unghie di Chiara: ‘un giovane della zona’”. All’interno sono citati passaggi della consulenza Linarello e dell’indagine Skp. Gli avvocati dell’ex fidanzato di Chiara Poggi, Giada Bocellari e Fabio Giarda, convocano per il giorno stesso una conferenza stampa in Tribunale a Milano in cui confermano il contenuto dell’articolo. Ai giornalisti non viene rivelato il nome del genetista né chi sarebbe “l’Y” (Sempio) individuato grazie al confronto con il dna sulle unghie utilizzato nel 2014 dal professor Francesco De Stefano a processo. Nel pomeriggio dello stesso giorno la madre di Stasi, Elisabetta Ligabò, presenta un esposto in Questura a Milano sostanzialmente identico all’istanza depositata alla Procura generale.
Il 20 dicembre la sostituta pg Barbaini invia le carte alla Corte d’appello di Brescia, competente per l’eventuale revisione. Nella stessa data l’avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, chiede di visionare l’istanza di Stasi e la documentazione. Gli viene risposto che la richiesta è troppo vaga per essere esaudita e il 21 dicembre Tizzoni invia un’ulteriore richiesta, chiedendo specificatamente di avere la consulenza genetica.
Il 22 dicembre 2016 l’ex aggiunto di Pavia, Mario Venditti, si presenta in Procura generale a Milano e acquisisce la documentazione. Chiede una “nota esplicativa” che Barbaini gli invierà circa un mese dopo, il 17 gennaio 2017, escludendo il coinvolgimento di Sempio nel delitto di Garlasco. Venditti domanda anche la documentazione sequestrata alla famiglia Poggi, i dati sul pc della 26enne uccisa, i contatti telefonici precedenti all’omicidio del 13 agosto 2007. L’ex pm acquisisce sia la nota della Procura generale che quella della squadra mobile del 20 dicembre, successiva all’esposto della madre di Stasi. Il giorno successivo, 23 dicembre, la Procura di Pavia iscrive formalmente Andrea Sempio nel registro degli indagati per omicidio volontario, come forma di atto dovuto in seguito dell’acquisizione dell’informativa e dei nuovi elementi genetici.
Il 24 dicembre un’agenzia stampa pubblica alcuni estratti della consulenza Linarello, rivelando pubblicamente l’identità di Sempio, i dettagli tecnici della traccia di Dna e il nome del genetista. Il 29 dicembre Brescia firma l’autorizzazione per Tizzoni e la famiglia Poggi a estrarre copia della consulenza genetica Linarello. L’autorizzazione viene notificata al legale via fax solo il 10 gennaio e l’11 gennaio si reca in treno a Brescia e ne prende possesso.
Il 30 dicembre l’avvocato Massimo Lovati porta Sempio dal generale Luciano Garofano per sottoporsi spontaneamente al prelievo del proprio dna e conferisce all’ex Ris l’incarico di consulente difensivo. Nel primo numero 2017 del settimanale ‘Oggi’, il genetista Linarello concede una lunga intervista in cui afferma tra le varie cose che il dna non è “sotto” le unghie ma “sulle” unghie di Chiara Poggi e che le tracce provengono “da un contatto e non da un tentativo di difesa della vittima”.
Il 6 gennaio un’agenzia stampa diffonde la notizia secondo cui la Procura di Pavia sarebbe valutando l’archiviazione per Sempio, ritenendo non univoca la traccia genetica. Il 13 gennaio il generale Garofano riceve copia dall’avvocato Lovati sia della consulenza Linarello che dell’indagine Skp. Manca circa un mese agli interrogatori di Venditti che in quella fase di fatto sta acquisendo memorie di parte dai vari avvocati. Il primo vero atto d’indagine lo fa il 27 gennaio 2017, sentendo come testimone il professor Francesco De Stefano, perito dell’appello bis di Stasi. L’ultimo atto investigativo lo farà il 13 marzo 2027 acquisendo un articolo online sugli orari in cui sono state lette le sentenze di condanna a Stasi visto che gli investigatori privati segnalavano, nelle due date delle condanne, anomalie nei post sui social network di Sempio.
Il 24 gennaio 2017, nel frattempo, la Corte d’appello di Brescia ha respinto la richiesta di revisione del processo con 11 pagine di ordinanza di non luogo a provvedere. Una cronologia di episodi che per i legali di Sempio sarebbe sufficiente a dimostrare come non ci sia stata alcuna fuga di notizie riservate a favore dell’indagato perché si trattava di informazioni pubbliche o comunque diventate tali. Tanto che il 3 febbraio 2017, una settimana prima dell’interrogatorio, Sempio si concede un’intervista con Gianluigi Nuzzi a ‘Quarto Grado’ in cui risponde a domande sui contenuti delle indagine difensiva e le accuse ipotizzate a Pavia.