Flotilla, la Procura di Roma apre un fascicolo per sequestro di persona

Flotilla, la Procura di Roma apre un fascicolo per sequestro di persona
Un’imbarcazione della Global Sumud Flotilla entra nel porto di Ashdod, Israele, 2 ottobre 2025 (Photo by: Ilia Yefimovich/picture-alliance/dpa/AP Images)

L’inchiesta, attualmente contro ignoti, punta a chiarire quanto denunciato dai partecipanti italiani alla missione umanitaria

La Procura di Roma, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, ha aperto un fascicolo d’inchiesta con le ipotesi di reato di sequestro di persona e danneggiamento con rischio di naufragio, in seguito agli esposti depositati dagli avvocati che assistono la delegazione italiana presente sulla Global Sumud Flotilla, tra cui quello dell’attivista Antonio La Picciarella, rappresentato dal avvocato Flavio Rossi Albertini.

L’inchiesta, attualmente contro ignoti, punta a chiarire quanto denunciato dai partecipanti italiani, 36 attivisti che verranno sentiti nelle prossime settimane. Tra le accuse formulate anche quelle di tentato omicidio e atti di tortura. I magistrati romani dovranno ricostruire il viaggio della flottiglia, e gli ‘assalti’ messi a segno con i droni in due momenti distinti e gli eventi successivi all’abbordaggio da parte delle forze israeliane.

Maltrattamenti nelle carceri israeliane, i racconti degli attivisti della Flotilla

Tra gli italiani che hanno partecipato alla missione umanitaria c’erano anche alcuni politici: il deputato del Partito Democratico Arturo Scotto, il senatore del Movimento Cinque Stelle Marco Croatti, l’europarlamentare del Partito Democratico Annalisa Corrado e l’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi. Molti hanno denunciato i maltrattamenti subìti nelle carceri israeliane, dove attivisti, rappresentanti politici e semplici civili sono stati portati in seguito all’abbordaggio in mare e al fermo da parte dell’Idf.

Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, ha parlato di “violenze fisiche, verbali e psicologiche”. “Hanno dato tante botte sulla schiena e sulla testa. Ci obbligavano ad alzare e abbassare la testa all’improvviso, a loro comando, come si faceva nei peggiori circhi degli anni ’20 con le scimmie, e come non si dovrebbe mai fare con nessun essere vivente”, ha raccontato il reporter.

Silvia Severini, cittadina di Ancona di 54 anni, detenuta nella prigione di Ketziot, ha detto di aver aver bevuto una sola volta in due giorni e di essere stata con 15 persone in una cella che ne poteva ospitare massimo cinque. “Ti rendi conto che anche per noi che siamo dei privilegiati in realtà i diritti umanitari non esistono, non sono rispettati. Loro urlavano sempre”, ha spiegato.

Il racconto dell’attivista Paolo de Montis

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