Elisabetta Polcino uccisa dal marito a Paupisi, i vicini: “Tragedia evitabile, famiglia con gravi problemi”

Elisabetta Polcino uccisa dal marito a Paupisi, i vicini: “Tragedia evitabile, famiglia con gravi problemi”
Donna uccisa a Paupisi dal marito, Elisabetta Polcino e Salvatore Ocone: foto da Facebook

Parlano vicini e conoscenti della 49enne uccisa dal marito in provincia di Benevento: l’uomo ha fatto perdere le proprie tracce assieme ai due figli minorenni

 C’è chi è totalmente sorpreso ma anche chi parla di “tragedia evitabile”. A Paupisi, in provincia di Benevento, la comunità è di certo sconvolta dopo il femminicidio di Elisabetta Polcino, uccisa a colpi di pietra dal marito Salvatore Ocone, sparito poi assieme ai due figli minorenni della coppia e al momento ricercato. “Lui soffriva di depressione, però era una persona tranquilla, almeno sembrava tranquilla. Poi non so cosa gli sia successo, quello che gli è scaturito. Ma non aveva tendenze aggressive, in alcun modo. E che io sappia non c’erano stati episodi di violenza precedenti”, spiega una vicina di casa di Salvatore Ocone ed Elisabetta Polcino, parlando ai cronisti davanti all’abitazione di Paupisi (Benevento) dove questa mattina la 49enne è stata uccisa dal marito. Il corpo della donna sarebbe stato trovato steso sul letto. “Secondo me non si è mai alzata”, spiega la vicina di casa, ipotizzando che la 49enne possa essere stata uccisa nel sonno.

Sulla dinamica del femminicidio sono in corso accertamenti, così come proseguono le ricerche dell’uomo, scomparso insieme ai due figli minorenni della coppia. “Temiamo il peggio”, confessa la vicina della coppia. 

Di tragedia annunciata invece parla un altro abitante di Paupisi che, intervistato da LaPresse, vuole mantenere l’anonimato: “La famiglia è nota in paese per situazioni di disagio e conflitti ricorrenti, con evidenti problemi sociali e personali”. “Le urla di lei si sentivano ogni settimana, non è credibile fingere di non sapere nulla”, ha aggiunto. “Era una tragedia evitabile. La verità è che quella era una famiglia con gravi problemi, e tutti in paese lo sapevano”. 

Sindaco: “Preparavano festa anniversario matrimonio”

Un racconto che però stride rispetto a quanto riferito dal sindaco di Paupisi. Tra qualche giorno Salvatore Ocone ed Elisabetta Polcino avrebbero festeggiato i 25 anni di matrimonio. “Erano in corso i preparativi”, racconta il primo cittadino, Salvatore Coletta, ancora incredulo per quanto avvenuto questa mattina nell’abitazione della coppia. “Non c’era nulla che potesse lasciar presagire quanto avvenuto – racconta Coletta – sono stato con loro a una festa qualche sera fa e non c’erano segnali che potessero far immaginare qualcosa del genere. Dovevano festeggiare a giorni i 25 anni di matrimonio, figuriamoci se qualcuno poteva pensare a una tale tragedia”. La donna, racconta il sindaco, “era una donna energica, forte, determinata; lui invece era molto più mite, psicologicamente fragile. Aveva avuto in passato momenti di depressione che sembravano risolti. Non era seguito dai servizi sociali del Comune, non aveva mai manifestato alcuna necessità in tal senso. La situazione familiare sembrava tranquilla”. 

Il parroco di Paupisi: “Dobbiamo imparare a cogliere segnali”

Il parroco di Paupisi ha parlato di una notizia che “ha sconvolto tutta la comunità”: “Nessuno poteva immaginarlo. È qualcosa che ha scosso un po’ tutti”, ha dichiarato a LaPresse don Cosimo Iadanza, parroco della chiesa di Santa Maria del Bosco a Paupisi (Benevento), sul femminicidio avvenuto questa mattina nella frazione Frasse. La grande apprensione ora è per i due figli minorenni della coppia, che frequentava la parrocchia, scomparsi con il padre. “Si teme che si possano compiere altri gesti dovuto all’esasperazione del momento – spiega il sacerdote – e non possiamo far altro che attendere”. “Sono parroco di questa comunità da un anno e sto conoscendo le famiglie un po’ alla volta – racconta don Cosimo – non posso dire che conoscessi bene le persone coinvolte, venivano a messa ma, anche se non erano parte di gruppi parrocchiali, capitava che li incontrassi alla fine della messa, o in piazza. Brave persone, tutti dicono cose buone di lui, che è un gran lavoratore, era una persona che all’apparenza si è sempre posto in maniera educata nei confronti degli altri. Conoscendolo, non si riesce a pensare che si sia trattato di un gesto premeditato”. Un gesto che la comunità di Paupisi non riesce a spiegarsi. “Forse noi come comunità, e io stesso come sacerdote – riflette don Cosimo Iadanza – dovremmo un po’ interrogarci su come imparare a essere più sensibili a cogliere certi segnali. È già di per sé qualcosa di difficile, figurarsi quando le persone tengono sempre al di fuori dell’opinione pubblica certi problemi personali”.

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