Chiuse le indagini per la strage di Brandizzo del 2023. Sono trascorsi quasi due anni dalla strage in cui persero la vita cinque operai travolti dal treno che viaggiava sulla linea ferroviaria Torino-Milano. Secondo quanto si apprende, la procura di Ivrea, con le indagini coordinate dalla procuratrice Gabriella Viglione, ha inviato le notifiche di chiusura indagine a 24 tra persone fisiche e società: restano tutti gli indagati già noti (come gli ex vertici di Rfi), ai quali si aggiungono alcuni nuovi indagati. Le società indagate sono Rfi, Sigifer e Clf.
Cade l’accusa di omicidio volontario precedente formulata e restano, a vario titolo, le accuse di omicidio colposo e disastro ferroviario colposo.
La tragedia è documentata in due video diventati subito centrali: nel più lungo, trovato nel telefonino di Kevin Laganà, si sente qualcuno dire “se vi dico ‘treno’ vi spostate” e Kevin chiedere se sia già “l’interruzione” di servizio. Nell’altro si vedono i corpi delle vittime trascinati per qualche centinaio di metri dal convoglio. C’è poi la registrazione in cui si sente Massa, uno dei sopravvissuti e indagato, telefonare alla centrale di Chivasso e dire “Sono tutti morti”.
I legali della famiglia Laganà: “Soddisfatti del lavoro della procura”
“Sappiamo che è stato notificato l’avviso di chiusura indagini per la strage di Brandizzo. Siamo soddisfatti e non appena possibile prenderemo visione degli atti, per poter fare un’analisi più precisa”. Così a LaPresse Enrico Calabrese, legale della famiglia di Kevin Laganà, uno dei cinque operai morti nella strage di Brandizzo dell’agosto 2023, travolti da un treno mentre lavoravano sui binari. “Due anni di indagini non sono pochissimi ma sappiamo che la procura ha esteso il numero di indagati quindi ci sentiamo di poter dire che siamo soddisfatti del lavoro della procura di Ivrea“, aggiunge l’avvocato. Nella chiusura indagini figurano infatti 24 indagati tra persone e società, mentre inizialmente gli iscritti al registro degli indagati erano 15.
La procura di Ivrea, anche attraverso le parole dell’allora pg di Torino Saluzzo, ha più volte denunciato in questi anni una situazione “al collasso” dei suoi uffici, travolti in pochi mesi da diversi grandi casi.
Sopravvissuto a strage Thyssen: “Purtroppo cade omicidio volontario, rischio prescrizione”
“Purtroppo anche in questo caso è decaduta l’accusa di omicidio volontario. Come nel processo Thyssen, l’accusa ha ipotizzato il reato di omicidio volontario. Perlomeno nel processo Thyssen il capo ha tenuto fino al primo appello condizionando certamente le pene inflitte in via definitiva”. Così a LaPresse Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage della Thyssenkrupp di Torino del dicembre 2007. Le due tragedie sul lavoro sono spesso state paragonate: entrambe sono avvenute nel Torinese e hanno portato alla morte di cinque persone a Brandizzo e sette nella strage Thyssen.
“L’omicidio colposo prevede già in partenza una pena mitigata che potrebbe portare a una sentenza in cui nessuno paga per i reati commessi. Non voglio chiudere un processo prima che si inizi ma memore di quanto successo alla Thyssen, in cui nonostante condanne importanti in via definitiva i condannati hanno passato pochissimo tempo in carcere, la partenza di questo processo mi pare in salita – aggiunge Boccuzzi -. L’auspicio è che i tempi non permettano l’archiviazione di taluni reati che potrebbero eventualmente andare in prescrizione”.
Mamma vittima Thyssen: “Nessuno paga, siamo impotenti”
La chiusura indagini per la strage di Brandizzo riporta alla memoria quella della Thyssenkrupp. “Ho veramente paura che andrà così, che nessuno pagherà. Ti senti impotente, disperata, umiliata, ci sono tante di quelle sensazioni e sentimenti. E quando succedono di nuovo… Purtroppo nessuno paga, io dico sempre che non so se negli altri Paesi è così come da noi, ma da noi è una vergogna, c’è da vergognarsi di essere italiani”. Così a LaPresse Rosina Platì, mamma di Giuseppe Demasi, una delle vittime della strage della Thyssenkrupp di Torino del 2007, a proposito della chiusura indagini per la strage di Brandizzo del 2023, nella quale risulta caduta l’ipotesi di accusa di omicidio volontario.
“Era stato dato l’omicidio volontario, per questo è analogo al nostro processo, perché anche noi avevamo quello, per fortuna per modo di dire fino in appello l’abbiamo mantenuto. Poi purtroppo è andata come è andata” aggiunge “lo sappiamo tutti, quindi è successo uguale. Purtroppo l’omicidio volontario fino in Cassazione non se lo porta nessuno, non sarà mai così in Italia” conclude, riferendosi al fatto che anche nel caso della Thyssen l’accusa fu riformulata in omicidio colposo.

Sicurezza e Lavoro: “Si continua a morire sui binari”
“Attendevamo da tempo la notizia la chiusura delle indagini sulla strage ferroviaria di Brandizzo – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – e ci auguravamo, così come è stato, che arrivasse prima del prossimo anniversario della tragedia, che anche quest’anno commemoreremo con la ‘Settimana del Lavoro Sicuro’, insieme a Istituzioni e sindacati: era doveroso nei confronti dei familiari delle cinque vittime. Ci congratuliamo con la Procura di Ivrea – aggiunge Quirico – per aver svolto in tempi rapidi un lavoro di indagine sicuramente molto complesso, completato nonostante le note carenze di organico. Ora speriamo si celebri presto il processo, per il quale l’associazione Sicurezza e Lavoro intende costituirsi parte civile”.
“Occorre fare chiarezza – conclude il direttore di Sicurezza e Lavoro – e intervenire sulle cause della strage: sui binari delle ferrovie italiane si è continuato a morire dopo il disastro di Brandizzo, come dimostrano i casi di Meina e di San Giorgio di Piano, senza che nulla sia cambiato per quanto riguarda le manutenzioni ferroviarie”.
Laganà: “Regalo di Kevin dall’aldilà per il mio compleanno”
“Sono felice che nel giorno del mio compleanno siano state chiuse le indagini sulla strage di Brandizzo in cui è morto mio figlio: è stato sicuramente un regalo di Kevin. Attendiamo ora di vedere le carte”. Sono le parole di Massimo Laganà, padre di una delle vittime della strage di Brandizzo dell’agosto 2023, Kevin Laganà. Le sue parole sono state affidate a Sicurezza e Lavoro.
Airaudo (Cgil): “Importante indagare società, responsabilità non si diluiscono in catena subappalti”
“Cade l’iniziale accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per i 24 indagati (21 persone e le tre società Rfi, Sigifer e CIf); la procura di Ivrea ha deciso infatti di procedere, a vario titolo, all’accusa per omicidio colposo. Al processo, le categorie dei trasporti e dell’edilizia della CGIL Piemonte (FILT CGIL Torino-Piemonte e FILLEA CGIL Torino-Piemonte) si sono costituite parte civile”. Così Giorgio Airaudo, Segretario Generale CGIL Piemonte, a proposito della chiusura indagini per la strage di Brandizzo.
“La procura di Ivrea, pur nelle sue dimensioni e nelle difficoltà operative dovute ai cronici problemi di organico, ha fatto un lavoro che va apprezzato. Indagare le tre società coinvolte con i loro dirigenti principali vuol dire ipotizzare che i processi decisionali dentro la catena dei subappalti non si diluiscono e hanno responsabilità su come si organizza il lavoro e su quali sono le conseguenze sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di chi opera. La strage di quei lavoratori non va rimossa, i familiari non vanno lasciati soli e tutte le responsabilità vanno accertate perché queste morti sul lavoro non si ripetano” aggiunge Airaudo. Che conclude: “La caduta dell’accusa di omicidio volontario non fa venir meno la necessità di non escludere questa ipotesi di reato dalle stragi e le morti sul lavoro: questo valeva per la Thyssen un tempo, e vale oggi per Brandizzo. Ribadiamo, a tal proposito, la necessità di introdurre la fattispecie giuridica che definisca il reato di omicidio sul lavoro, oltre che riprendere la proposta di una procura nazionale che affronti le indagini e i reati legati agli incidenti e alle morti sul lavoro, guardando al lavoro della procura nazionale antimafia presentato dall’ex procuratore Guariniello”.
Cosa è successo a Brandizzo nell’agosto 2023
La notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo erano impegnati in una serie di lavori lungo i binari quando vennero sorpresi dal passaggio di un treno diretto al deposito, e che viaggiava a circa 160 chilometri orari. Per la loro morte la Procura di Ivrea ha avviato subito indagini che hanno portato all’immediata iscrizione di 15 persone nel registro degli indagati. La tragedia suscitò grandissima commozione in tutto il Paese. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definì “un oltraggio” morire sul lavoro, “un oltraggio ai valori della convivenza”.
Chi erano le vittime di Brandizzo
Michael Zanera aveva 34 anni e lavorava per la Sigifer dal 2019 come saldatore. Grande appassionato di social, amava raccontarsi attraverso i video pubblicati su Tik Tok, compreso le immagini che documentavano il suo lavoro.
Kevin Laganà aveva da poco compiuto 22 anni ed era la vittima più giovane. Di origini siciliane, era molto legato alla famiglia e anche lui pubblicava spesso online video e foto che lo ritraevano con il padre e una nipote.
Aveva invece 43 anni Giuseppe Sorvillo. Papà di due bimbi piccoli, di 7 e 9 anni, Sorvillo viveva a Brandizzo ma era originario di Capua. Tra le sue passioni c’erano lo sport, i viaggi e le gite in montagna.
Il più anziano del gruppo era Saverio Giuseppe Lombardo, di 52 anni. Originario di Marsala, da cui era emigrato nel 2001, Lombardo era sposato e padre di un figlio.
Infine Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso. L’uomo viveva da una decina d’anni a Borgo d’Ale, in una cascina ristrutturata, dove si era trasferito per prendersi cura della madre.