Omicidio Fregene, svolta nel delitto di Stefania Camboni

Omicidio Fregene, svolta nel delitto di Stefania Camboni

Rinvenuti i reperti che mancavano tra cui l’arma con cui è stata uccisa la donna. Le accuse ricadono sulla nuora, Giada Crescenzi

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Stefania Camboni avvenuto a Fregene, in provincia di Roma, il 15 maggio scorso. Oggi i Carabinieri della compagnia locale, insieme al Nucleo Operativo Radiomobile di Ostia, hanno effettuato un nuovo e decisivo sopralluogo nella zona tra via Santa Teresa di Gallura e via Agropoli, chiusa al traffico per l’intera giornata.

Nel corso delle ricerche, condotte su un terreno privato, sono stati rinvenuti i reperti che mancavano: il coltello mancante dal ceppo targato ‘Masterchef’ compatibile con le ferite inferte alla vittima, una maglietta intrisa di sangue e il telefono cellulare della vittima. Si tratta di un rinvenimento di eccezionale rilevanza investigativa: della morte della donna è accusata la nuora Giada Crescenzi, già in carcere per omicidio volontario. 

Stefania Camboni e Giada Crescenzi, vittima e presunta responsabile dell'omicidio di Fregene del 15 maggio
Stefania Camboni e Giada Crescenzi, vittima e presunta responsabile dell’omicidio di Fregene

La ricostruzione dell’omicidio di Fregene

Stefania Camboni è morta dopo aver ricevuto oltre 20 coltellate, almeno quattro mortali, sferrate alla gola e al cuore, che hanno provocato una violenta emorragia. La 58enne è deceduta nel sonno nella sua abitazione di Fregene. Per il delitto è stata arrestata la compagna del figlio della vittima, Giada Crescenzi, 31 anni. 

Il movente

Tra i probabili moventi, secondo quanto apprende LaPresse, quello che appare più accreditato sarebbe legato al furto di un portafoglio che la vittima aveva subito qualche giorno prima dell’omicidio. L’accessorio della donna è stato poi ritrovato la mattina subito dopo il delitto, accanto alla sua autovettura.

Secondo chi indaga, Stefania potrebbe essersi accorta del furto del portafoglio, che non conteneva documenti ma solo una cinquantina di euro in banconote di vario taglio, attribuendolo alla nuora. Per gli investigatori, infatti, la presenza del portamonete vicino alla macchina della vittima è stato un depistaggio grossolano per inscenare una rapina, ad opera di ignoti, degenerata poi in omicidio. Crescenzi, assistita dall’avvocata Anna Maria Anselmi, continua in ogni caso a professarsi innocente

Legale famiglia Camboni: “Abbiamo avuto conferme a ipotesi”

“Come difensore della famiglia Camboni e del figlio Francesco Violoni, confermo che non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che l’arma del delitto e gli oggetti compromettenti fossero stati abbandonati nella notte nei terreni circostanti da parte dell’indagata. Avevamo pubblicamente lanciato un appello affinché venissero estese le ricerche in quella direzione e abbiamo contribuito attivamente allo sviluppo delle indagini, condividendo con gli investigatori elementi tecnici e informazioni puntuali che hanno mantenuto alto il livello di attenzione”, ha detto l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni.

“Ora, con la disponibilità di questi nuovi elementi di prova l’accertamento scientifico della verità è vicino. Il giorno 23 giugno si procederà a una nostra ispezione con il nostro team di consulenti e il Generale Luciano Garofano all’interno dell’abitazione, mentre il 24 giugno saranno eseguiti gli accertamenti tecnici irripetibili sul DNA e sulle impronte rilevate dai Ris nella casa, ed ora su queste nuove e determinanti prove, appena assicurati alla giustizia”.

“Un plauso va alla determinazione della Procura e al lavoro del nucleo operativo dei Carabinieri, che in queste settimane non hanno mai smesso di cercare. L’omicidio si avvia finalmente verso una rapida risoluzione assicurando a Stefania Camboni e ai suoi familiari la piena verità e la giustizia che le spetta”.

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