La procura di Roma ha disposto approfondimenti per stabilire se la donna possa essere morta a causa di un'overdose di droga

La bimba trovata morta insieme alla madre a Villa PamphiliRoma potrebbe essere stata strangolata. E’ la prima ipotesi formulata dal medico legale che ieri sera ha effettuato l’autopsia sui corpi di madre e figlia, trovate cadavere, a distanza di 200 metri una dall’altra.

Ipotesi overdose di droga

Sul corpo della donna, invece, il medico legale non avrebbe rilevato segni di violenza. La procura della Repubblica di Roma, che indaga per duplice omicidio aggravato, ha disposto ulteriori approfondimenti per stabilire se la madre possa essere morta a causa di un’overdose di droga.

L’analisi dei tatuaggi

Alcuni tatuaggi, presenti sul corpo della donna adulta, sono oggetto di verifiche da parte della polizia scientifica della questura di Roma e potrebbero contribuire a confermare l’identità della vittima. Le foto dei tatuaggi sono stati inseriti nella banca dati delle persone scomparse anche all’estero. 

Vertice in procura a Roma

Restano molti i punti oscuri ancora da chiarire sul macabro ritrovamento a Villa Pamphili. Sulla vicenda la Squadra Mobile di Roma che indaga sul caso oggi ha avuto un incontro in procura con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e il pm Antonio Verdi, titolare dell’inchiesta. Gli inquirenti e gli investigatori della polizia scientifica stanno effettuando dei riscontri su alcuni tatuaggi presenti sul corpo della donna.

Il ritrovamento a Villa Pamphili

La macabra scoperta è toccata ad un ragazzo che ha sentito un odore nauseabondo, tipico del corpo in putrefazione, provenire dai cespugli. In pochi minuti, subito dopo la chiamata al 112, il parco di si è riempito di decine di volanti e autoradio della polizia, auto civette della sezione omicidi della squadra mobile della questura di Roma e dei detective della scientifica. Centinaia di agenti hanno battuto palmo a palmo l’intero polmone verde, perlustrando ogni anfratto per cercare le tracce. Le ricerche sono andate avanti fino a sera, con i poliziotti ‘armati’ di torcia a led che hanno anche allontanato giornalisti e curiosi che si aggiravano introno alle zone dove erano in corso i sopralluoghi.

Villa Pamphili come una “favela”

Villa Pamphili come una favela. Il polmone verde di circa 184 ettari di Roma dove sono stati trovati i cadaveri di una donna e della sua bambina di pochi mesi è come se avesse due vite: una di giorno animata da persone, bambini e biciclette e una di notte dove i protagonisti sono gli emarginati della metropoli.

Nonostante la chiusura all’imbrunire dei cancelli (11 quelli ‘ufficiali’) tanti sono i punti in cui chi vuole può entrare nel parco. Sbarre divelte, cancelli forzati. Il più evidente è su via Leone XIII, l’arteria che divide in due il parco e dove qualche tempo fa un incidente stradale ha causato l’abbattimento della recinzione. Un punto da dove si può facilmente entrare e uscire a qualsiasi ora e che consente di raggiungere qualunque punto del parco.

Anche quello, ad esempio, dove sono stati ritrovati qualche giorno fa i cadaveri di una donna e di una bambina. “Gira di tutto – racconta a LaPresse una ragazza che frequenta il parco per fare jogging – io vengo spesso e mi imbatto in tante baraccopoli improvvisate”. “La più clamorosa – prosegue indicando un punto non lontano da dove parla – è sotto al ponte che collega i due lati di Villa Pamphili, quello pedonale che attraversa via Leone XIII. Lì sotto ci sono bivacchi con letti e suppellettili vari. Accampamenti se ne trovano pure all’interno del parco dove magari la vegetazione si fa più fitta”.

“Io di sera qui non vengo”, chiude riprendendo il suo allenamento. Girando per il parco, sul lato che porta a via Rosa Luxemburg ci si imbatte in coperte, scarpe, piatti. Tracce di vite disperate che trovano rifugio nel parco, lontano da occhi indiscreti ma non dal pericolo.

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