Lo affermò durante l'arringa difensiva il 17 dicembre 2014 davanti alla Corte d'assise d'appello di Milano
Le sequenze di Dna sulle unghie di Chiara Poggi “potevano essere comuni a circa 40, 50mila uomini”. È quanto ha sostenuto ai tempi la difesa di Alberto Stasi nel processo sul delitto di Garlasco, che lo ha condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi.
Cosa venne detto nel 2014 durante l’arringa del difensore di Stasi per il delitto di Garlasco
La frase, che torna d’attualità dopo che venerdì si è celebrata la prima udienza dell’incidente probatorio per la maxi consulenza genetica sui profili genetici maschili (e femminili) nella nuova indagine della Procura di Pavia che vede indagato Andrea Sempio in concorso con Stasi o con ignoti per il delitto di Garlasco, era stata pronunciata durante l’arringa difensiva il 17 dicembre 2014 davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano dal professor Angelo Giarda (oggi defunto), storico difensore dell’ex fidanzato di Chiara Poggi e ‘maestro’ dell’attuale avvocata che difende Stasi, Giada Bocellari.
“I marcatori utilizzabili al fine di identificare una precisa persona – disse Giarda ai giudici – non erano sufficienti per dire che erano di Alberto Stasi, perché i pochi marcatori che sono stati acquisiti potevano essere comuni a circa 40, 50mila uomini”. “Mi è venuta la tentazione – aggiunse il professore emerito di diritto processuale e tra i più autorevoli penalisti italiani – perché non prende anche il mio Dna, vediamo cosa succede?”.
La condanna a Stasi per il delitto di Garlasco e la nuova inchiesta
Arringa a seguito della quale l’ex fidanzato di Chiara Poggi fu condannato con sentenza poi confermata dalla Cassazione ma non per i profili genetici, che sono uno degli aspetti esclusi dalla sentenza definitiva. Domani Stasi e Sempio sono convocati per rendere interrogatorio dai pubblici ministeri di Pavia che per la quarta volta – 2017, 2020, 2021 e 2024 – hanno riaperto l’inchiesta sul delitto di Garlasco proprio a seguito degli “atti di impulso” inviati ai magistrati dai legali di Stasi.
Nordio: “Rinvii su Garlasco suscitano perplessità”
“Quando assistiamo a vari rinvii effettivamente questo suscita delle perplessità“. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo a una domanda dei giornalisti sul caso di Garlasco a margine dell’evento ‘Talk to the future’ in Tribunale a Milano. “Quando un giudice ha già dubitato al punto da assolvere – ha detto Nordio specificando di non voler entrare nel merito di indagini in corso e di parlare “in linea generale” – è difficile che si possa condannare aldilà di ogni ragionevole dubbio, come vuole la nostra Costituzione”. “Una volta si diceva che il tempo è padre di verità, ma molte volte il tempo è padre di oblio. Quindi più il tempo passa più diventa difficile ricostruire un fatto”, ha concluso il Guardasigilli ribadendo però di non voler “intervenire” su “un’inchiesta in corso”.
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