A scriverlo sui social è Barbara Claris, sorella di Riccardo, il 26enne ultrà dell’Atalanta ucciso nella notte tra sabato e domenica a Bergamo
“Riccardo non ha alzato le mani con nessuno e questo è certo”. A scriverlo è Barbara Claris, sorella di Riccardo, il 26enne ultrà dell’Atalanta ucciso nella notte tra sabato e domenica a Bergamo da Jacopo De Simone, 19 anni, tifoso dell’Inter. In una storia pubblicata sul profilo della sua attività di tatuaggi, Barbara denuncia: “Mi fa parecchio arrabbiare leggere che c’è stato ‘uno scontro finito male’ perché dalle contestazioni delle forze dell’ordine molto probabilmente è stato colpito a caso alle spalle mentre tornava a casa!”. In un altro post si dice indignata per una società che “ha perso il senso dell’umanità”. E conclude: “Lo saluto con il cuore, rotto, in mano. Mai riuscirò ad accettare che si possa venir ucciso così”.
In una lettera scritta a mano e pubblicata e diffusa da alcune testate on line locali, Barbara Claris scrive: “Siamo tutti sconvolti, non ci sono parole per descrivere ciò che proviamo. Riccardo era un bravissimo ragazzo, chi lo conosce lo sa. Qualsiasi cosa sia successa non era un violento, non era un criminale, non si meritava quanto successo. Niente giustifica l’omicidio, comunque! Il nostro dolore non passerà mai. Dovremo conviverci consapevoli che per perdere la vita è sufficiente trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Quindi la sorella di Riccardo aggiunge: “Noi vogliamo che la giustizia faccia il suo corso, senza violenza, senza mediaticità, senza continue interferenze. Ricordiamolo con affetto, amore, ricordiamolo non solo come ultrà ma come un giovane ucciso nell’ennesimo episodio di una società sempre più malata. Chiude con il cuore spezzato di avere ciò che meritiamo, rispetto e silenzio, lo chiedo ai giornali, ai commentatori, ai tifosi. Rispettiamo aspettiamo chiediamo giustizia come UMANI”.
Le coltellate a Claris e la confessione
Claris è stato colpito da un’unica coltellata mortale al termine di una lite tra tifosi in via Ghirardelli. Il suo presunto assassino, De Simone, si è subito costituito ai carabinieri ed è stato arrestato in flagranza con l’accusa di omicidio volontario. In attesa dell’interrogatorio di convalida davanti al gip, resta detenuto in carcere. Accanto al corpo sono stati ritrovati la lama e il manico di un coltello in ceramica, probabilmente utilizzato nell’aggressione. La salma è stata trasportata all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII dove sarà effettuata l’autopsia, su disposizione della procura di Bergamo guidata da Maurizio Romanelli. Le indagini, affidate al nucleo investigativo dei carabinieri, proseguono per verificare il coinvolgimento di altri soggetti.
La ricostruzione degli investigatori
Secondo la ricostruzione degli investigatori, tutto sarebbe nato da una lite all’interno di un bar di Borgo Santa Caterina tra una decina di tifosi atalantini e un gruppo di 5-6 interisti. Alcuni cori avrebbero provocato la reazione di Claris, attivo nella curva della Dea. Dopo lo scontro, De Simone si sarebbe allontanato credendo che il fratello gemello fosse stato aggredito. Tornato armato, avrebbe colpito il primo che gli si è parato davanti, Riccardo. Il 26enne è morto in pochi minuti nonostante l’intervento del 112. De Simone ha poi confessato i fatti al pm di turno, Guido Schininà. Vittima e indagato non si conoscevano e risultano entrambi incensurati. Claris, secondo quanto ricostruito, aveva maturato la sua passione ultrà in seguito alla morte del padre, storico tifoso atalantino.
L’intervento di Matteo Salvini
A Bergamo la vicenda dell’accoltellamento del 26enne in via Ghirardelli nel corso di una lite, sottolinea il vicepremier, Matteo Salvini. “Allarme giovani? Non è solo dei giovani, dipende anche da noi genitori, perché se uno scende in strada con un coltello a 19 anni, evidentemente in famiglia qualcuno è mancato”.
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