I dettagli sulla morte di Fabiana Chiarappa il 2 aprile 2025

Fabiana Chiarappa era “ancora viva” dopo essere caduta autonomamente dalla moto ed è morta “solo a causa” dello “schiacciamento” provocato dalla Fiat Bravo guidata da don Nicola D’Onghia.

Lo scrive il gip di Bari, Nicola Bonante, nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico del prete 54enne accusato di omicidio stradale aggravato dalla fuga e omissione di soccorso per aver travolto e ucciso la 32enne a Turi in provincia il Bari il 2 aprile 2025 ed essere fuggito dopo l’incidente.

D’Onghia “stava utilizzando il proprio telefono cellulare mentre si trovava alla guida” si legge nelle 31 pagine del provvedimento che ha accolto la richiesta della pm Ileana Ramundo e dell’aggiunto Ciro Angelillis. Dalla analisi dei tabulati è emerso “l’uso continuativo e costante del cellulare alla guida” da parte del prete “impegnato in conversazioni e tentativi di chiamata fino a 11 secondi prima dell’investimento” letale.

Il prete è stato arrestato per la morte di Fabiana Chiarappa

Sono scattati gli arresti domiciliari per don Nicola D’Onghia, il prete accusato di aver travolto con la propria auto e ucciso Fabiana Chiarappa a bordo di una moto, la 32enne morta a Turi in provincia il Bari il 2 aprile 2025, e di essere fuggito.

I carabinieri di Turi hanno dato esecuzione questa mattina all’alba a un’ordinanza di custodia cautelare disposto dal gip di Bari con le ipotesi di omicidio stradale aggravato dalla fuga e omissione di soccorso. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di sorveglianza pubbliche e private ed effettuati accertamenti medico-legali e tecnici sul luogo dell’impatto avvenuto alle 20.28 e sui mezzi coinvolti.

Secondo i militari della sezione investigazioni scientifiche sono della vittima le tracce di sangue trovate sull’auto del prete mentre la ricostruzione sarebbe confermata dal racconto di alcuni testimoni. Il gip ha applicato la misura cautelari ravvisando il pericolo di inquinamento provatorio – fa sapere in una nota il Procuratore di Bari, Roberto Rossi – e di reiterazione del reato.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata