Nasce da un incidente di costituzionalità sollevato dal tribunale di Firenze
Si è tenuta questa mattina l’udienza pubblica davanti alla Consulta per rimuovere il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) per le donne singole, stabilito dall’articolo 5 della legge 40 del 2004. Il dispositivo di legge stabilisce infatti che alla PMA possono accedere solo coppie eterosessuali, conviventi o coniugate. I giudici della Corte Costituzionale dovranno decidere sulla questione di legittimità eccepita dal tribunale di Firenze per una causa presentata da una donna a cui era stata negata la PMA perché single.
“Il caso nasce da un incidente di costituzionalità sollevato dal tribunale di Firenze a seguito del ricorso presentato per Evita a causa del diniego di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), previste solo per le coppie eterosessuali stabilmente conviventi o coniugate (articolo 5 della legge 40 del 2024). Nel procedimento dinanzi al tribunale di Firenze sono stati ammessi gli interventi di Serena, anche lei donna singola, che chiede l’accesso alla PMA e dell’Associazione Luca Coscioni in rappresentanza dei propri associati. Oggi sono tutte parti del giudizio in Corte. Nel corso dell’udienza, la difesa ha sottolineato la necessità di rimuovere il divieto che attualmente impedisce alle donne senza un compagno o un marito di accedere alle tecniche di fecondazione assistita”. Così in una nota l’Associazione Luca Coscioni, rappresentata davanti ai giudici della Consulta, dal collegio legale di studio e difesa composto da: Filomena Gallo, Maria Elisa D’Amico, Benedetta Liberali, Irene Pellizzone, Francesca Re, Angelo Calandrini, Paola Stringa, Rocco Berardo, Alessia Cicatelli.
“L’avvocata Filomena Gallo, durante la discussione, ha evidenziato che “la Corte costituzionale, nel corso dei 21 anni di vigenza della legge 40 del 2004, ha già avuto un ruolo fondamentale nel ripristinare la legalità costituzionale e nell’affermare i diritti fondamentali. Ci sono state cinque dichiarazioni di incostituzionalità, che hanno avuto effetti concreti e tangibili: famiglie con bambini che crescono e che sono il futuro del nostro Paese -spiega la nota -. La genitorialità, anche sulla base della giurisprudenza della Consulta, è basata, correttamente, sull’assunzione di responsabilità, che deve esserci a prescindere dal legame biologico e genetico, così come dallo status sociale, economico e quant’altro. Cancellare il divieto di accesso a queste tecniche per le donne singole non determina alcun vuoto normativo”.
“In particolare – prosegue l’associazione Luca Coscioni – è stato evidenziato in discussione che l’ultima relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 40, riporta che il numero di bambini nati grazie alle tecniche di fecondazione assistita è aumentato del 30,24% rispetto al 2015. Nel 2022 sono stati registrati 16.718 bambini nati tramite PMA, che corrispondono al 4,25% del totale dei nati in Italia. Questo dato evidenzia la crescente domanda di accesso a queste pratiche. Intanto, l’associazione Luca Coscioni ha lanciato la campagna PMA per tutte, che in poche ore ha superato le 10mila firme, per chiedere che anche le donne singole possano diventare madri con la fecondazione assistita. Il collegio legale confida in una decisione positiva della Corte, che rimuova un altro ostacolo nelle scelte riproduttive”. L’associazione Luca Coscioni è rappresentata davanti ai giudici della Consulta dal collegio legale di studio e difesa composto da Filomena Gallo, Maria Elisa D’Amico, Benedetta Liberali, Irene Pellizzone, Francesca Re, Angelo Calandrini, Paola Stringa, Rocco Berardo, Alessia Cicatelli.
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