Novità sulla morte della donna nelle conclusioni dei consulenti Cattaneo, Tambuzzi, Vanin e Leone

Nel caso di Liliana Resinovich la morte è sopraggiunta per omicidio. Lo stabilisce la super perizia sul corpo della vittima, visionata da LaPresse, secondo cui “non vi sono elementi tecnico-scientifici che supportino l’ipotesi del suicidio”, ma gli elementi raccolti “convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria“, avvenuta attraverso “soffocazione esterna diretta, trova “una motivazione tecnica”. È quanto scrivono nelle loro conclusioni i consulenti Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Stefano Vanin e Biagio Eugenio Leone. La donna è scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, nella zona dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni.  La donna è morta per asfissia causata da un mezzo meccanico e quindi anche per i sacchetti della spazzatura che aveva intorno alla testa al momento del suo ritrovamento.

L’ipotesi che le lesioni riscontrate sul corpo possano essere attribuite a “un evento accidentale” risulta “tecnicamente non prospettabile” delineando, di conseguenza, uno “scenario in cui” possono trovare una “concreta e plausibile spiegazione tecnica solamente con l’intervento di una terza persona”. La super perizia, depositata nella notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo, esclude dunque il suicidio, confermando le indiscrezioni che erano trapelate nei giorni scorsi in relazione all’intero documento.

“Morte avvenuta la mattina della scomparsa”

La morte di Liliana Resinovich è avvenuta “con elevatissima probabilità nella mattinata del 14 dicembre 2021”: dagli accertamenti effettuati “non è emerso alcun elemento contrastante con questa ricostruzione che trova conferma nelle evidenze ambientali, naturalistiche, anatomopatologiche e medico legali”, si legge ancora nella super perizia. “È molto probabile” per i super consulenti che il corpo della donna “sia sempre rimasto nello stesso luogo in cui è stato trovato”, una tesi suffragata “dalle evidenze scientifiche e dall’assenza di elementi significativi di permanenza in altro luogo”.

Nuovi esami dna per cercare terze persone

Nel corso della super perizia sono emersi “elementi piliferi” su indumenti, i sacchetti che avvolgevano la testa di Liliana Resinovich e dai peli pubici della vittima che “suggeriscono approfondimenti genetici” con “tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) nell’ottica della ricerca di terze persone coinvolte“. 

La Next Generation Sequencing (Ngs) è un metodo di sequenziamento del dna che ha la capacità di processare milioni di frammenti ed è considerato al momento il metodo di analisi del dna con il più basso tasso di errore per base. Servono, inoltre, anche approfondimenti in merito agli elementi relativi alle indagini genetiche già effettuate e per “le formazioni pilifere già precedentemente campionate dalla polizia scientifica”.

“Nessun elemento per parlare di congelamento”

Non esistono elementi, nemmeno “lontanamente suggestivi del fatto che il corpo” di Liliana Resinovich “possa essere sottoposto a procedura di congelamento”, scrivono nelle loro conclusioni i consulenti.
La causa della morte di Resinovich è avvenuta per “asfissia meccanica esterna contestuale o immediatamente successiva” alle lesioni riportate e riscontrate sul corpo della donna: “certamente al capo, alla mano destra e molto probabilmente ad altre sedi del corpo” come torace e arti.

Il marito: “Basta sospetti su di me”

“Io mi adeguo a quello che Alice e Paolo Bevilacqua, che sono i miei legali, dovranno valutare. So che oggi sono entrati in possesso di questo incartamento. Vedremo cosa ne pensano loro di quello che è successo. La perizia ribalta tutto quello che è stato detto fino ad oggi, i cinghiali, le formiche… io non riesco più a capire niente. Ho massima fiducia in quello che poi la Procura ci dirà. Basta sospetti su di me, cercate l’assasino di Lilly“, ha detto Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, ospite della trasmissione Ore 14 di Milo Infante in onda su Rai 2.

Riguardo ai movimenti di quel 14 dicembre, giorno della scomparsa di Liliana e a quelle tre ore di buco in cui non viene registrato il segnale del cellulare di Visintin, ha spiegato: “Stavo in laboratorio, facevo quello che faccio ogni giorno quando mi occupo di queste cose qua. Io a un certo punto, finito di fare i coltelli, ho la bicicletta in studio, vado a farmi questo giro. In quel periodo là con quelle celle che c’erano, io dentro in studio a volte sì e a volte no, non avevo segnale”.

“La storia dei codici segreti – aggiunge – per me è una delle cose chiave in tutto questo contesto. Sergio, il fratello di Liliana, dice che Lilly gli aveva confidato che dietro a un quadro c’erano dei codici di accesso e assolutamente di non dirmi niente. Noi abbiamo cercato dietro i quadri e non c’erano. Non ero a conoscenza di questi conti correnti”.

 

 

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