Della 40enne Ana Maria Henao Knezevich non si hanno più notizie da febbraio
Proseguono le indagini per rintracciare Ana Maria Henao Knezevich, 40enne di origine colombiana e nazionalità statunitense, scomparsa il 2 febbraio a Madrid. Le ricerche si sono estese nel vicentino, ha riferito la polizia nazionale spagnola. Agenti spagnoli e l’Fbi hanno partecipato all’operazione di ricerca coordinata dalle autorità italiane. I sospetti sono ricaduti sul marito, David Knezevich, che è stato arrestato a Miami il 4 maggio, tre mesi dopo la scomparsa della donna.
Ana Maria Henao, riferiscono i media iberici, era arrivata a Madrid alla fine dello scorso anno in cerca di una nuova vita. Aveva un’azienda a Miami con il marito, da cui stava per divorziare, e un patrimonio netto di circa 15 milioni di dollari. La donna aveva affittato un appartamento nel lussuoso quartiere di Salamanca. Dallo scorso febbraio non si hanno sue notizie. Le indagini si sono estese anche a Belgrado, in Serbia, città natale dell’uomo.
Continuano le ricerche
Continuano le ricerche di Ana Maria Henao Knezevich, 40enne di origine colombiana e nazionalità statunitense, scomparsa il 2 febbraio da Madrid. Le indagini, a cui partecipano gli agenti della Squadra Mobile con gli uomini dello Sco insieme ad agenti spagnoli e l’Fbi, sono concentrate a Cogolo del Cengio, paesino del vicentino nei pressi dell’Altopiano di Asiago. Sulle ricerche gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. I sospetti sono per ora concentrati sul marito, David Knezevich. La donna aveva un’azienda a Miami con il marito, da cui stava per divorziare, e un patrimonio netto di circa 15 milioni di dollari.
Ricerche dove è stato localizzato telefono marito
La zona di Cogolo del Cengio, paesino del Vicentino dove la polizia italiana, quella spagnola e l’Fbi stanno cercando il corpo di Ana Maria Henao, imprenditrice di origine colombiana e nazionalità statunitense scomparsa a Madrid a febbraio, è un punto in cui è stato localizzato il telefono del marito, David Knezevich, nei giorni in cui stava tornando in macchina da Madrid fino in Serbia e dove sono avvenuti movimenti sospetti dell’uomo. Lo riferisce a LaPresse il portavoce della famiglia di Ana Maria Henao, Joaquin Amills. Lungo il percorso che l’uomo ha fatto in macchina per tornare in Serbia, dopo la scomparsa della donna, ci sono stati dei punti in cui è uscito dalla rotta, ha fatto delle soste e sono stati rilevati movimenti strani, ha affermato il portavoce, sottolineando che prima delle ricerche nel Vicentino ne sono state effettuate altre in vari punti della Spagna dove era emerso che il veicolo aveva fatto pause o deviazioni, senza però che venisse trovato il corpo dell’imprenditrice. Amills ha affermato che fin da subito la polizia nazionale spagnola ha condotto un’ottima indagine tracciando il tragitto compiuto da David Knezevich dalla Serbia alla Spagna e ritorno, seguendo i dati del telefono dell’uomo.
Portavoce famiglia: “Prove schiaccianti contro il marito”
Contro David Knezevich, marito dell’imprenditrice statunitense di origini colombiane scomparsa da Madrid a febbraio, ci sono “prove schiaccianti”. Lo ha detto a LaPresse il portavoce della famiglia di Ana Maria Henao, Joaquin Amills. La donna, di 40 anni, aveva chiesto il divorzio dall’uomo, che attualmente si trova in carcere in Florida. “Per due volte gli è stata negata la libertà provvisoria e ora è tornata a chiederla”, ha riferito Amills. Contro di lui, ha rimarcato, “ci sono prove schiaccianti e non circostanziali”, c’è un filmato che lo mostra comprare in un negozio lo spray utilizzato per oscurare le camere di sicurezza del palazzo della donna a Madrid, la sua macchina è stata geolocalizzata vicino all’appartamento dell’imprenditrice e ci sono i messaggi che ha mandato dal telefono della donna agli amici per motivare la sua scomparsa, che sono stati scritti da una ragazza in Colombia con cui aveva avuto una relazione e a cui aveva detto di scrivere un testo in uno spagnolo colombiano fingendo che sarebbe servito a un suo amico per un film, ha affermato il portavoce della famiglia, che ha accusato l’uomo di “non aver voluto collaborare nè con la famiglia, nè con la polizia, neanche dopo l’arresto”.
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