Chiara Tramontano spiega: "Sentiva puzza di candeggina quando apriva bottiglie d'acqua"

Continua a Milano il processo ad Alessandro Impagnatiello per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza, avvenuto a fine maggio dello scorso anno a Senago in provincia di Milano. Nella sua testimonianza la sorella della vittima, Chiara Tramontano, ha detto che Giulia le aveva raccontato che “il cibo aveva un sapore assurdo, anche il latte, anche i pomodori”. Ha proseguito: “In famiglia, per esempio, mangiamo molti pomodori e lei aveva riferito che non avevano più lo stesso sapore, che era strano. Ma anche il latte che prendeva. Mia sorella beveva latte che era chiuso, sigillato con l’alluminio e diceva a mia madre che il giorno dopo che lo aveva aperto aveva un sapore strano“. In aula Chiara Tramontano ha raccontato anche della “puzza di candeggina” avvertita dalla sorella quando apriva bottiglie di acqua. Anche in quel caso, il consiglio della madre, Loredana Femiano, era stato di comprarne altra. “Mia sorella beveva tantissime tisane e non trovava alcun sollievo”, ha aggiunto. 

Giulia Tramontano aveva scoperto del tradimento di Alessandro Impagnatiello “seguendo le cuffie Airpods”, dice ancora Chiara Tramontano. Seguendo gli spostamenti degli auricolari, si accorge di “tappe anomale”. Tra la metà e la fine di ottobre 2022, “due mesi prima di scoprire di essere incinta”, Giulia Tramontano “vede che si sono delle tappe anomale” che fa Impagnatiello “durante le pause di lavoro”. “Mi chiama e mi chiede aiuto, so di non essere stata la sola a cui l’ha chiesto – ha affermato – so che ha chiesto anche al fratello dell’imputato”. Giulia Tramontano aveva chiesto di essere accompagnata e alla sorella dopo racconta: “Non ho trovato che palazzi”. Così scrive a Impagnatiello chiedendo il perché di quelle tappe. Il 30enne le risponde che fa “la pausa sigaretta e pranzo con i colleghi”, ma successivamente racconta alla fidanzata di recarsi in quel posto “per comprare un gioiello, un regalo per lei”. “Mia sorella ci ha creduto perché vi era un posto compatibile” con l’acquisto di un gioiello. Quasi credeva perché c’era un posto compatibile. Successivamente, però, lo stesso Impagnatiello avrebbe confessato alla fidanzata che “aveva ragione sulla localizzazione delle cuffiette Airpods perché l’aveva tradita”. 

“Si era sentita già madre, infelice di abortire”

Dopo aver comunicato al compagno di essere incinta, “mia sorella mi dice che la gravidanza non era gradita, lei si era sentita già madre ed era infelice, ma avrebbe provveduto a contattare il medico” per avviare l’iter per l’aborto, ha testimoniato ancora Chiara Tramontano. In aula, la sorella della vittima ha raccontato di aver ricevuto una foto del test di gravidanza “chiaramente positivo”. “Avevo visto negli occhi un luccichio, le ho chiesto se fosse paura o gioia – ha affermato – lei mi ha detto gioia, ma aveva paura di come il compagno avrebbe preso la notizia“. Secondo quanto già dichiarato dai testimoni nelle precedenti udienze, Giulia Tramontano effettivamente fissò una data per l’aborto ma, a ridosso del giorno, previsto per gennaio 2023, Impagnatiello cambiò idea e la convinse a non abortire

 

“Lui le diceva che era pazza e che aveva perso la ragione, che i tradimenti erano sue paranoie, che era folle perché voleva controllarlo” ha detto ancora la sorella. “Mia sorella ha subito una continua vessazione, un ritornare sui proprio passi, un cambiare versione, un nascondere indizi, rivalutare versioni che erano state date poco prima che per una persona pervasa da sentimenti di qualsiasi genere iniziano a distillare il dubbio se sto realmente vedendo quello che credo oppure no”. 

Un collega di Giulia Tramontano: “Temevamo per lei”

Temevamo per Giulia“. Lo ha detto un collega di Alessandro Impagnatiello, nel corso della sua testimonianza nel processo al 39enne, per l’omicidio della fidanzata incinta al settimo mese di gravidanza a avvenuto a fine maggio dello scorso anno, a Senago, in provincia di Milano. Alla collega, come è stato raccontato in aula, era stato consegnato uno spray al peperoncino, “dicendole che così sarebbe stata tranquilla” Impagnatiello “era un mentitore seriale“. Il collega di Impagnatiello e dell’altra donna con cui il trentenne aveva una relazione ha raccontato che le die ragazze si erano incontrate all’esterno dell’Armani Hotel e che “parlavano fitto fitto, come amiche che si conoscevano”.

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