Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio la giornalista Rai e l'operatore Miran Hrovatin vennero uccisi a Mogadiscio

Sono esattamente trent’anni da quel 20 marzo 1994 quando a Mogadiscio, in Somalia, l’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin furono uccisi dai colpi di kalashnikov sparati da un commando. Trent’anni di indagini, inchieste – con tanto di commissione parlamentare – e sentenze. Che però – tra depistaggi, ritrattazioni e bugie – non hanno mai portato a chiarire la verità. Nessuno è stato mai condannato per quei due omicidi. L’unico a finire in carcere per aver fatto parte del commando che uccise i due giornalisti italiani fu il somalo Hashi Omar Hassan. Ma un successivo ricorso portò all’assoluzione dopo quasi 17 anni di reclusione, a fronte dei quali l’uomo fu risarcito dallo Stato Italiano. Hassan è morto il 6 luglio del 2022 a Mogadiscio, ucciso da una bomba sotto il sedile dell’auto.

La storia dell’omicidio

Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace ‘Restore Hope’, promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per stabilizzare la situazione in Somalia a seguito della guerra civile scoppiata nel 1991 dopo la caduta di Siad Barre. In seguito, le inchieste di Alpi si sarebbero soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto la complicità dei servizi segreti italiani. Il giorno della sua morte, Ilaria era tornata da Bosaso, dove aveva intervistato il sultano Abdullah Mussa Bogor che le aveva raccontato della società di pesca italosomala Shifco – sospettata di traffico di armi – e di una nave, la Faraax Omar, appena sequestrata dai miliziani. Di ritorno a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin andarono prima al loro albergo, il Sahafi, e poi all’hotel Hamana con il loro autista Ali Abdi. Proprio lì, la loro auto fu fermata da un commando che uccise la giornalista e l’operatore sotto una pioggia di proiettili. Molte le piste che si sono fatte avanti per l’omicidio: da un tentativo di rapimento per riscatto finito male a una vendetta contro ipotetiche violenze in atto dai militari italiani nei confronti della malavita locale. Ipotesi che non hanno fatto altro che confondere ancora di più le acque.

Gli omaggi a Ilaria Alpi negli anni

Negli anni a Ilaria Alpi sono state dedicate strade, giardini ed edifici. Per lei è stata creata una rosa, di cui un esemplare cresce nella sede Rai di Roma. Dal 1995 a Riccione il ‘Premio Ilaria Alpi’ viene assegnato alle migliori inchieste televisive italiane dedicate ai temi della pace e della solidarietà. Questo fino al 2014, quando la madre di Ilaria, Luciana Riccardi, scrisse una lettera ai vertici chiedendo di chiudere il premio giornalistico perché non era stata fatta giustizia sulla morte della figlia: “questo impegno con l’andare degli anni è divenuto particolarmente oneroso, anche per l’amarezza che provo nel constatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”. I genitori di Ilaria sono morti senza conoscere la verità sulla figlia. Tra le iniziative legate al trentesimo anniversario dell’assassinio di Ilaria e Miran, c’è l’iniziativa ‘Una stella di nome Ilaria Alpi’, rivolto agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. L’evento finale si svolgerà a Roma il 24 maggio 2024, giorno in cui Ilaria avrebbe compiuto 63 anni

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