Il Mim presenterà mercoledì il suo piano per le lezioni di affettività nelle scuole, ma la Lega frena: "Niente educazione sessuale"

Martedì 21 novembre 2023 alle 11 ci sarà un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin e per tutte le donne vittime di violenza. È quanto precisa la circolare emanata dal ministero dell’Istruzione e del Merito. “In memoria di Giulia e di tutte le donne vittime di violenza, il ministro Giuseppe Valditara vuole invitare l’intera comunità scolastica a osservare un minuto di silenzio alle 11 di martedì 21 novembre”, si legge nella circolare che ricorda come la commemorazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che cade il 25 novembre, “coincide, purtroppo, con l’ennesimo tragico femminicidio, che ha scosso le coscienze di quanti hanno visto in Giulia Cecchettin una figlia, una sorella, un’amica, una studentessa impegnata. Un’altra donna vittima della cultura del dominio e della sopraffazione maschile”.

La circolare ricorda che “nei giorni prossimi alla ricorrenza del 25 novembre, le istituzioni scolastiche sono chiamate, altresì, a organizzare iniziative sulla tematica della lotta contro la violenza sulle donne, coinvolgendo attivamente studentesse e studenti in riflessioni e dibattiti, che possano sensibilizzarli e responsabilizzarli, anche attraverso eventuali approfondimenti sugli strumenti a disposizione delle donne vittime di violenza, sulla normativa e sulle politiche in essere”. 

Mercoledì piano su educazione nelle scuole

Verrà presentato mercoledì 22 novembre il piano del ministero dell’Istruzione ‘Educare alle relazioni’ sul tema della violenza contro le donne, si legge ancora nella circolare. “La lotta contro la violenza sulle donne è diventata ormai una grave emergenza per il Paese e questo Ministero, su forte impulso del Ministro, intende dare il proprio contributo attraverso il piano ‘Educare alle relazioni’, che verrà presentato il 22 novembre p.v., con l’obiettivo di promuovere azioni concrete di prevenzione e di diffusione della cultura del rispetto, di educazione alle relazioni e alla parità fra uomo e donna”. 

Sasso (Lega): “Sì a educazione affettiva, ma sessuale nei bimbi è nefandezza”

Sul tema, però, il Carroccio frena, chiedendo che l’educazione affettiva non comprenda anche l’educazione sessuale, almeno per i più giovani. “L’educazione affettiva, al rispetto, va benissimo potenziarla anche nelle scuole. Non ho mai definito l’educazione all’affettività una nefandezza, quella sessuale sì se fatta a bambini di 6 anni senza il consenso dei genitori. Se fatta per gli adolescenti, previo consenso informato, nulla in contrario. Ci mancherebbe”, ha detto a LaPresse il deputato della Lega Rossano Sasso, che qualche settimana fa è stato al centro delle polemiche per aver definito appunto “una nefandezza” l’educazione sessuale nelle scuole durante un suo intervento a Montecitorio. Lo scontro in aula era esploso con la bocciatura dell’emendamento M5S – accompagnata dalle parole di Sasso – che conteneva la proposta, durante l’esame del ddl sulla Violenza di genere, che in settimana torna in aula al Senato. L’ex sottosegretario all’Istruzione leghista oggi insiste e spiega: “Io non sono contrario all’educazione all’affettività e al rispetto delle donne e di chiunque altro. Lo dico da insegnante e da padre di due ragazze di 12 e di 14 anni. Io mi sono opposto all’educazione sessuale fatta da attivisti Lgbt nei confronti di bambini di 6 anni senza il consenso dei genitori. Sono più che favorevole a parlare di certi temi ma con ragazzi adolescenti che abbiano gli strumenti per comprendere, se parliamo ad esempio di malattie sessualmente trasmissibili o di gravidanze indesiderate. Ma su temi inerenti al sesso, fatti da gente ideologizzata e non da professionisti come psicologi o altro, ribadisco il mio no”. Sasso sottolinea infine che “io da insegnante ho partecipato a progetti di educazione all’affettività e questo, cioè l’educazione al rispetto, gli insegnanti italiani già lo fanno. Forse non lo faranno tutti, ma oltre a questo è necessario che anche fuori dalla scuola la società, gli influencer, i nostri comunicatori e soprattutto le famiglie facciano un lavoro di squadra. Che la sinistra utilizzi una tragedia che, purtroppo, non è l’unica per dire che i femminicidi avvengono perché non si fa educazione sessuale a bambini di 5 anni, francamente, mi sembra davvero inopportuno”, continua, concludendo: “Ribadisco il mio essere favorevole a trattare certi temi con i ragazzini di 11 o 12 anni, non con bambini così piccoli”. 

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