Una donna si è impiccata in cella, un'altra è morta dopo essersi rifiutata di mangiare e bere
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio visita oggi il carcere di Torino, nel quale sono morte di recente due detenute. Secondo quanto si apprende è arrivato in tarda mattinata per una “visita di vicinanza” dopo quanto accaduto nei giorni scorsi. Nell’istituto penitenziario una donna si è suicidata ieri impiccandosi in cella. Giovedì un’altra detenuta era morta dopo tre settimane di sciopero della fame e della sete. Nordio ha parlato di “detenzione differenziata”.
Fischi e proteste nel carcere dove è in corso la visita del ministro. Dall’esterno si sentono i fischi dei detenuti e il rumore di oggetti sbattuti contro le sbarre. Nordio è arrivato in mattinata nel penitenziario torinese che ha visto il suicidio di due donne nelle ultime 48 ore: ieri una detenuta si è tolta la vita impiccandosi in cella, il giorno prima un’altra è morta dopo tre settimane di sciopero della fame e della sete.
Il Pd: “Quanto accaduto è sconvolgente”
“Quanto accaduto al Lorusso-Cotugno nelle ultime ore è sconvolgente e dovrebbe interrogare tutte le istituzioni coinvolte. Non si può accettare la morte di due giovani giovani donne in meno di 24 ore. Ancora di più quando non ci troviamo di fronte a un fatto eccezionale, ma ad eventi tragici che si inseriscono in un contesto caratterizzato da forti disagi che troppo spesso portano a situazioni analoghe. Lo abbiamo registrato anche durante l’ultimo sopralluogo della commissione sanità proprio al Lorusso-Cotugno. Tutto questo è inaccettabile. Va ribadito con forza perché a nessuno venga in mente di ritenere normali situazioni come queste o, peggio ancora, immodificabili. Siamo in una situazione strutturale che troppo spesso viola gli articoli 27 e 32 della Costituzione”. Così in una nota Mimmo Rossi, segretario regionale del Pd Piemonte. “Bene – prosegue Rossi – le visite istituzionali in carcere, ma non sono più sufficienti. Quasi sempre riscontriamo direttori a scavalco, carenza di agenti, per non parlare della situazione drammatica quando parliamo di educatori o personale sanitario. Serve un intervento straordinario del governo e delle regioni. Vale per il Lorusso-Cotugno, ma per tantissime altre realtà in Italia: un piano di assunzioni, il potenziamento della sanità penitenziaria, un intervento sulle strutture troppo spesso inadeguate e il potenziamento dei servizi socio-educativi”.
Antigone: “Nordio non cerchi capri espiatori”
“Bene che il ministro Nordio visiti il carcere di Torino ma non vogliamo capri espiatori“. Così il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, contattato da LaPresse dopo la morte delle due detenute nel carcere delle Vallette.
Secondo Gonnella, trovare responsabilità nei vertici non risolve il problema. “Si dovrebbe invece aumentare i rapporti del carcere con l’esterno – spiega – Se quella donna nigeriana che si è lasciata morire, senza mangiare e bere, avesse avuto più rapporti e telefonate dall’esterno, se fosse stata seguita da un etno-psicologo, probabilmente non sarebbe morta. Da queste vicende non se ne esce con i capri espiatori, né aumentando la sorveglianza a vista sui detenuti. Se ne esce con una vita più dignitosa in carcere e aumentando le relazioni affettive per i detenuti”.
“Nell’ultimo mese e mezzo quattro persone detenute sono morte a Torino, di cui tre donne. Non era mai capitato negli ultimi anni che, in un carcere femminile, morissero tre persone in così poco tempo. È qualcosa che deve assolutamente preoccupare”, prosegue Antigone.
Per quanto riguarda la detenuta nigeriana morta giovedì, “il suo stato è stato sottovalutato, perché non era quella la collocazione per una persona che aveva quelle difficoltà e dal 22 luglio si rifiutava di mangiare e poi anche di bere”, dice il presidente di Antigone.
“Altra storia quella del suicidio di ieri – prosegue – il 42esimo dell’anno in Italia. Ed è un dato al ribasso se consideriamo le persone che si lasciano morire per inedia, considerate ‘morti naturali’, o altri casi come i detenuti che si tolgono la vita inspirando la bomboletta del gas, considerati decessi per overdose”.
Nordio: “Non è un’ispezione ma una visita di vicinanza”
Non si è trattato di “un’ispezione” ma di una “visita di vicinanza”. “So che Torino versa in condizioni di grandi criticità quindi la visita era già stata programmata, anche se ora è stata accelerata”, ha detto Nordio. Il tema dei suicidi in carcere “è presente in tutto il mondo”, ha detto Nordio, parlando di “mistero insondabile” a proposito dei suicidi in generale.
“Se faremo una ispezione? Da parte nostra ci siamo limitati a portare la nostra solidarietà alla città al Comune, alle vittime, alle famiglie dell vittime e alla polizia penitenziaria che lavora in grandi difficoltà. Come detto, sono qui perché volevo immediatamente dare un segnale di vicinanza”, ha detto. “Da ex pm so perfettamente che quando ci sono suicidi si apre un fascicolo e la magistratura è sovrana”, ha aggiunto rispondendo a una domanda su possibili indagini sugli ultimi due casi.
“Lo Stato non abbandona nessuno” ha detto Nordio. “La Legge Bilancio di quest’anno è stata quella che sappiamo – aggiunge poi il Guardasigilli parlando degli investimenti nel settore penitenziario – ha comportato sacrifici per tutti e anche per la giustizia. Confidiamo che il prossimo anno questa congiunzione negativa, di guerra, carestia, alluvioni e pandemia, finisca e ci permetta di avere risorse maggiori per poter aumentare il personale”.
“Abbiamo ascoltato stamattina attentamente tutte le proposte che sono venute dai vari partecipanti a questo tavolo e ne abbiamo preso nota. Compatibilmente con le risorse cercheremo” di fare “quella che noi chiamiamo una ‘detenzione differenziata’. Tra i detenuti pericolosi, come quelli al 41 bis, e quelli di pochissima pericolosità sociale ci può essere una situazione intermedia che a mio avviso può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme che sono state dismesse, che hanno gli ampi spazi per i due correttivi della pena, il lavoro all’aperto e l’attività sportiva”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio al termine della visita al carcere delle Vallette a Torino dopo la morte di due detenute nelle ultime 48 ore.
Rieducare un detenuto “non si può fare se ci sono spazi ristretti, se c’è il sovraffollamento e c’è carenza di personale. Costruire un carcere è molto difficile e molto costoso, utilizzare strutture che sono perfettamente compatibili con la sicurezza del carcere” “è la soluzione a cui stiamo lavorando con risultati spero alquanto prossimi”. Inoltre, ha aggiunto il ministro, “la nostra competenza è di prendere atto della sofferenza di questo carcere, come per altre carceri italiane, per le note sproporzioni tra i mezzi, cioè le strutture, e i fini, quello di garantire la sicurezza dello Stato tramite detenzione. Questo è matematicamente non compatibile perché il numero dei detenuti è superiore alla capienza: ecco perché dobbiamo trovare delle forme alternative, come le pene alternative” che però “non sono sufficienti a colmare il gap tra la necessità di garantire la sicurezza della Stato – che per noi è una priorità – ma anche garantire l’umanità e il trattamento rieducativo del detenuto che è per noi una priorità altrettanto importante”.
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