Le ipotesi di reato sono corruzione, concussione, turbata libertà degli incanti ed estorsione
Cinque arresti e otto indagati nell’inchiesta coordinata dalla procura di Potenza relativa a incarichi nelle procedure fallimentari incardinate davanti al tribunale di Lecce. Stando a quanto apprende LaPresse, la misura cautelare degli arresti domiciliari è stata disposta per un giudice, un avvocato e per tre commercialisti. Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, corruzione in atti giudiziari, concussione, turbata libertà degli incanti ed estorsione. I provvedimenti sono stati eseguiti dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce. Tra gli indagati a piede libero altri due giudici.
Tra utilità anche gioielli e vacanze
Ci sarebbero stati anche gioielli, vacanze e feste tra le utilità personali procacciate al magistrato e ai 4 professionisti finiti oggi ai domiciliari nell’inchiesta coordinata dalla procura di Potenza sull’assegnazione di incarichi nell’ambito delle procedure fallimentari incardinate davanti al tribunale di Lecce. Raggiunti dalla misura cautelare ai domiciliari sono Pietro Errede attualmente Giudice presso il Tribunale di Bologna, all’epoca dei fatti in servizio presso la sezioni Fallimentare/Esecuzioni Immobiliari, nonché Misure di Prevenzione del Tribunale di Lecce, e i professionisti salentini – a vario titolo titolari di incarichi giudiziari professionali ottenuti nel contesto di procedure giudiziarie, quali curatele, amministrazioni giudiziarie in sede di Misure di Prevenzione, procedure esecutive immobiliari c liquidazioni giudiziarie – Massimo Bellantone, Alberto Russi, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci. Stando a quanto reso noto dalla procura di Potenza, le indagini, sono state avviate nel settembre 2021 sulla base di “circostanziate denunce” e sono state condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Lecce attraverso “escussioni testimoniali, intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di copiosa documentazione, studio di tabulati telefonici, messaggistica ed atti giudiziari”.
Procuratore Potenza: “Uso strumentale attività giudiziaria”
“Si ritiene in proposito necessario sottolineare, non solo l’essenziale apporto delle attività di intercettazione e delle investigazioni informatiche e bancarie, ma anche come le dichiarazioni dì alcuni testi e parti offese, scrupolosamente verificate e riscontrate, siano state un decisivo contributo che ha consentito di acquisire un quadro indiziario, ritenuto grave dal gip, dimostrativo di un uso strumentale dell’attività giudiziaria utilizzata per procacciare utilità personali non solo al magistrato, ma anche ai professionisti che ruotavano intorno a lui che beneficiavano degli incarichi dati dal giudice e che per questo lo ricambiavano”. Così il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, in una nota, con riferimento dall’inchiesta sfociata oggi nell’esecuzione di 5 misure cautelari ai domiciliari nei confronti del giudice Pietro Errede attualmente presso il Tribunale di Bologna, all’epoca dei fatti in servizio presso la sezioni Fallimentare/Esecuzioni Immobiliari, nonché Misure di Prevenzione del Tribunale di Lecce, e i professionisti salentini e dei professionisti salentini Massimo Bellantone, Alberto Russi, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci. I reati contestati, a vario titolo, sono tentata concussione, tentata estorsione, estorsione consumata e più ipotesi di corruzione in atti giudiziari.”I presunti intermediari di Errede (in questa vicenda estraneo ai fatti) e in particolare gli indagati Massimo Bellantone, in relazione al quale il gip ha ritenuto sussistente la contestata forma consumata, e il compagno di Errede, l’avvocato Alberto Russi, per il quale il gip ha ritenuto dimostrata l’estorsione tentata e non consumata, costringevano (all’insaputa di Errede) soggetti privati le cui aziende erano sottoposte ad amministrazione giudiziaria a pagare loro un corrispettivo di 20.000 euro per un Rolex“, prosegue Curcio nella nota. Il corrispettivo, “in realtà già pagato realmente, anche se ad un prezzo vantaggioso, da Errede, somma che, in realtà, non risultava corrisposta dai predetti al giudice”.
“Approfittamento di soggetti vulnerabili”
“Le dinamiche, oggetto delle indagini, complessivamente hanno disvelato, a livello di gravità indiziaria e ferma restando la doverosa verifica nelle successive fasi processuali, non solo un abuso delle pubbliche funzioni da parte di Errede, non solo l’approfittamento della condizione di vulnernabilità di soggetti sottoposti ad Amministrazione Giudiziaria in sede di Misure dì Prevenzione, ma, anche, un meccanismo di reciproco scambio fondato da una parte sull’assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del giudice a vari professionisti e dall’altra sull’ottenimento da parte del giudice di regalie e altre utilità”, conclude Curcio.
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