Il contenuto sarà dunque utilizzato come rilevante per decidere se disporre anche una perizia

Le relazioni psichiatriche sulla ‘disabilità cognitiva’ di Alessia Pifferi, condotte in carcere dai medici del Dipartimento di salute mentale di San Vittore, entrano nel processo a carico della donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato per la morte della figlia Diana, abbandonata a 18 mesi di età per una settimana nella casa di Ponte Lambro a Milano, vicino Linate, la scorsa estate. Lo ha deciso questa mattina la Corte d’Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, nella seconda udienza del processo accogliendo la richiesta della legale di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, e rigettando la richiesta di estromissione dei pubblici ministeri Rosaria Stagnaro e Francesco De Tommasi.

La documentazione medica e psicologica di Alessia Pifferi – anticipata dalla difesa alla scorsa udienza dell’8 maggio – sarà ammessa e utilizzata per decidere se disporre una perizia psichiatrica sulla 37enne, scelta che verrà presa alla fine dell’istruttoria. Il 23 maggio si torna in aula davanti ai giudici popolari.

Alessia Pifferi è come una “bimba di 7 anni” con un “quoziente intellettivo di 40”. Lo afferma l’avvocato Alessia Pontenani. Dichiarazioni che la legale fa dopo aver ottenuto dalla Corte – e contro il parere della Procura di Milano – l’ammissione a processo della documentazione psicologica redatta dai medici del carcere di San Vittore e che costituirà la base su cui decidere o meno se effettuare una perizia psichiatrica al termine dell’istruttoria dibattimentale. La prossima udienza si terrà il 5 giugno alle 14.30.

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