Massimiliano Sestito era stato condannato a 30 anni per l'omicidio del carabiniere Renato Lio nel 1991: ha manomesso il braccialetto elettronico ed è fuggito
È evaso dagli arresti domiciliari la notte del 30 gennaio il killer di ‘ndrangheta Massimiliano Sestito, 50 anni, condannato a 30 anni per l’omicidio del carabiniere Renato Lio nel 1991. Si trovava ai domiciliari a Pero, nel Milanese, in casa del padre dopo essere uscito il 12 gennaio dal carcere di Terni. Ha manomesso il braccialetto elettronico e si è dato alla fuga. I carabinieri se ne sono accorti durante un normale giro di controllo. Il padre di Sestito non ha fornito alcuna versione.
Nei prossimi giorni avrebbe dovuto affrontare il verdetto della Corte di Cassazione per l’omicidio di Vincenzo Femia, ritenuto il referente sul territorio di Roma per la cosca Nirta di San Luca (RC), assassinato a Roma il 24 gennaio 2013 da un commando di killer mafiosi arrestati dalla Squadra mobile della Capitale per omicidio volontario aggravato e per aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta, con articolazioni sia in Calabria che nella provincia di Roma.
Il killer era uscito dal carcere il 12 gennaio scorso dopo una decisione della Corte di Assise di Appello di Roma, che aveva accolto un’istanza della difesa. Al cinquantenne erano stati concessi i domiciliari già a giugno, ma aveva lasciato il carcere di Terni, dove era detenuto, solo due settimane fa, quando era arrivata la disponibilità del braccialetto elettronico. Sestito aveva finito di scontare la condanna a 30 anni per l’omicidio del carabiniere Renato Lio, del 1991, e dopo otto pronunce dei giudici nel processo per l’omicidio del boss Vincenzo Femia era sottoposto a misura di custodia cautelare, in attesa dell’udienza in Cassazione, fissata per venerdì 3 febbraio.
Cugino del carabiniere ucciso: “Riaperta ferita mai rimarginata”
“Con questa notizia della fuga di Massimiliano Sestito si riapre una ferita mai rimarginata“. Lo dice a LaPresse Carlo Lio, cugino di Renato Lio, il carabiniere ucciso nel 1991. “È stata una notizia molto dolorosa per me, ma soprattutto per i figli, anche se sono passati molti anni dalla scomparsa di Renato. Loro erano piccoli e sono cresciuti senza un padre”, prosegue Lio. “Non voglio essere polemico – precisa – ma spesso non vanno ai domiciliari altri malviventi e invece li si danno a un mafioso conclamato?”
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